Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/89

Da Wikisource.

E cognosciuto che hanno l’amore in me, ed essi raguardano loro, cognoscendo e’ loro difecd. E vegono col lume della fede che ’l bene debba essere remunerato e la colpa punita. Ogni piccola colpa vegono che meritarebbe pena infinita, perché è facta contra me che so’ infinito Bene; e recansi a grazia che Io in questa vita gli voglia punire e in questo tempo finito. E cosi insiememente scontiano el peccato con la contrizione del cuore, e con la perfecta pazienzia meritano, e le fadighe loro sonno remunerate di bene infinito.

Poi cognoscono che ogni fadiga di questa vita è piccola per la piccolezza del tempo. El tempo è quanto una punta d’aco e non piú; ché passato el tempo è passata la fadiga. Adunque vedi che è piccola. Essi portano con pazienzia e passano le spine actuali e non lo’ tocca el cuore, perché ’l cuore loro è tracto di loro per amore sensitivo e posto e unito in me per affecto d’amore.

Bene è dunque la veritá che costoro gustano vita etterna, ricevendo l’arra in questa vita. E stando ne l’acqua non s’immollano, passando sopra le spine non si pongono (come decto t’ho), perché hanno cognosciuto me, sommo Bene, e cercatolo colá dove egli si truova, cioè nel Verbo de l’unigenito mio Figliuolo.

CAPITOLO XLVI

De’ mali che procedono da la cechitá dell’occhio de l’intellecto. E come li beni che non sono facti in stato di grazia non vagliono ad vita etterna.

— Questo t’ho decto acciò che tu cognosca meglio e in che modo costoro gustano l’arra de l’inferno, de’quali Io ti dixi lo inganno loro. Ora ti dirò unde procede lo inganno e come ricevono l’arra de l’inferno. Questo è perché hanno aciecato l’occhio de l’intellecto conia infedelitá tracta da l’amore proprio. Come ogni veritá s’acquista col lume della fede, cosi la bugia