Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/103

Da Wikisource.

CAPITOLO LII

Come, se le predette tre potenzie dell’anima non sono unite insieme, non si può avere perseveranzia, senza la quale neuno giogne al termine suo.

— Hotti spianata la figura de’ tre scaloni in generale per le tre potenzie deH’anima, le quali sonno tre scale, e non si può .salire l’una senza l’altra, a volere passare per la dottrina e ponte della mia Veritá. Né non può l’anima, se non ha unite queste tre potenzie insieme, avere perseveranzia. Della quale perseveranzia Io ti dissi di sopra, quando tu mi dimandasti del modo che dovessero tenere questi andatori a escire del fiume e che Io ti spianasse meglio e’ tre scaloni ; e Io ti dissi che senza la perseveranzia neuno poteva giognere al termine suo.

Due termini sonno, e ogniuno richiede perseveranzia: cioè il vizio e la virtú. Se tu vuoli giognere a vita, ti conviene perseverare nella virtú; e chi vuole giognere a morte eternale persevera nel vizio. Si che con perseveranzia si viene a me che so’vita, e al dimonio a gustare l’acqua morta.

CAPITOLO LUI

Esposizione sopra quella parola che disse Cristo :

«Chi ha sete venga ad me e beia».

— Voi séte tutti invitati generalmente e particularmente dalla mia Veritá, quando gridava nel Tempio per ansietato desiderio dicendo : «Chi ha sete venga a me e beia, però che Io so’ fonte d’acqua viva». Non disse: «Vada al Padre e beia»; ma disse: «Venga a me». Perché ? però che in me, Padre, non può cadere pena; ma si nel mio Figliuolo. E voi, mentre che séte peregrini e viandanti in questa vita mortale, non potete andare senza pena, perché per lo peccato la terra germinò spine, si come detto è.