Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/121

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solamente la vigilia corporale, ma la vigilia intellettuale, cioè che l’occhio dell’ intelletto non si serra, ma col lume della fede veghia, estirpando con odio le cogitazioni del cuore; veghiando nelhaffetto della mia caritá, cognoscendo che Io non voglio altro che la sua santificazione. E questo n’ è certificato nel sangue del mio Figliuolo.

Poi che l’occhio vegghia nel cognoscimento di me e di sé, óra continuamente con orazione di santa e buona volontá : questa è orazione continua. E anco con l’orazione attuale, cioè, dico, fatta nell’attuale tempo ordinatamente, secondo l’ordine della santa Chiesa.

Questo è quello che fa l’anima che s’è partita dalla imperfezione e gionta alla perfezione. E acciò che ella vi giogne,sse, mi partii da lei, non per grazia ma per sentimento.

Partiimi ancora perché ella vedesse e cognoscesse il difetto suo: però che, sentendosi privata della consolazione, se sente pena affliggitiva e sentesi debile e non stare ferma né perseverante, in questo truova la radice dell’amore spirituale proprio di sé. E però l’è materia di cognoscersi e di levarsi sé sopra di sé, salendo sopra la sedia della coscienzia sua; e non lassare passare quel sentimento che non sia corretto con rimproverio, dibarbicando la radice dell’amore proprio col coltello dell’odio d’esso amore e con l’amore della virtú.

CAPITOLO LXIV

Come, amando Dio imperfettamente, imperfettamente s’ama el prossimo. E de’ segni di questo amore imperfetto.

— E voglio che tu sappi che ogni imperfezione e perfezione si manifesta e s’acquista in me; e coisi s’acquista e manifesta nel mezzo del prossimo. Bene il sanno e’ semplici, che spesse volte amano le creature di spirituale amore. Se l’amore di me ha ricevuto schiettamente senza alcuno rispetto, schiettamente beie l’amore del prossimo suo, si come il vasello che