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CAPITOLO LXXIII

Per che modi l’anima si parte dall’amore imperfetto e giogne all’amore perfetto dell’amico e filiale.

— In fino a ora Io t’ho mostrato per molti modi come l’anima si leva dalla imperfezione e giogne all’amore perfetto, e quello che fa poi che ella è gionta all’amore dell’amico e filiale.

Dissiti e dico che ella vi giogne con perseveranzia, serrandosi nella casa del cognoscimento di sé. E1 quale cognoscimento di sé vuole essere condito col cognoscimento di me, acciò che non venga a confusione. Perché dei cognoscimento di sé acquistará l’odio della propria passione sensitiva e del diletto delle proprie consolazioni. E dall’odio fondato in umilitá trarrá la pazienzia, nella quale pazienzia diventará forte contra le battaglie del dimonio, contra le persecuzioni degli uomini e verso di me, quando per suo bene sottrago el diletto dalla mente sua. Tutte le portar a con questa virtú.

E se la sensualitá propria, per malagevolezza, volesse alzare el capo contra la ragione, el giudice della coscienzia debba salire sopra di sé, e con odio tenersi ragione, e non lassare passare i movimenti che non sieno corretti. Benché l’anima che stará nell’odio sempre si corregge e riprende, d’ogni tempo: non tanto che quegli che sonno contra la ragione, ma quegli che, spesse volte, saranno da me.

Questo volse dire il dolce servo mio santo Gregorio, quando disse che «la santa e pura coscienzia faceva peccato dove non era peccato» : cioè che vedeva, per la puritá della co,scienzia, la colpa dove non era la colpa.

Or cosi debba fare e fa l’anima che si vuole levare dalla imperfezione, aspettando, nella casa del cognoscimento di sé, la providenzia mia col lume della fede, si come fecero e’discepoli che stettero in casa e non ,si mossero mai, ma con per