Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/175

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condotto, s’ingegna, come egli ha tratto del cuore, di satisfarli; e cosi versa lagrime.

Questo è quello ultimo stato dove l’anima sta beata e dolorosa : beata sta per l’unione che ha fatta meco per sentimento, gustando l’amore divino; dolorosa sta per l’offesa che vede fare a me, bontá e grandezza mia, la quale ha veduta e gustata nel cognoscimento di sé e di me, per lo quale cognoscimento di sé e di me gionse all’ultimo stato. E non è però impedito lo stato unitivo (che dá lagrime di grande dolcezza), per lo conoscimento di sé, nella caritá del prossimo, nella quale trovò pianto d’amore della divina mia misericordia e dolore dell’offesa del prossimo : piangendo con coloro che piangono e godendo con coloro che godono (ciò sonno coloro che vivono in caritá, de’ quali l’anima gode vedendo rendere gloria e loda a me da’servi miei). Si che’l pianto secondo (cioè il- terzo) non impedisce l’ultimo, (cioè il quarto), l’unitivo secondo; anco condisce l’uno l’altro. Ché ,se l’ultimo pianto, dove l’anima ha trovata tanta unione, non avesse tratto dal secondo (cioè dal terzo stato della caritá del prossimo), non sarebbe perfetto. Si che è di bisogno che si condisca l’uno con l’altro, altrementi verrebbe a presunzione, nella quale intrarrebbe uno vento sottile d’una propria reputazione, e cadrebbe dall’altezza infino alla bassezza del primo vomito. E però è bisogno di portare e tenere continuo la caritá del prossimo suo con vero cognoscimento di sé.

Per questo modo nutricará el fuoco della mia caritá in sé, perché la caritá del prossimo è tratta dalla caritá mia, cioè da quello cognoscimento che l’anima ebbe cognoscendo sé e la bontá mia in sé, unde ella si vidde amare da me ineffabilemente. E però con questo medesimo amore che vide in sé essere amata, ama ogni creatura che ha in sé ragione; e questa è la ragione che l’anima si distende, subbilo che cognosce me, ad amare il prossimo suo. Unde, perché vidde, l’ama ineffabilemente, si che ama quella cosa che vidde che Io piú amavo.

Poi cognobbe che a me non poteva fare utilitá né rendermi quel puro amore con che ,si sente essere amata da me; e però si pone a rendermi amore con quello mezzo che Io v’ho posto,