Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/176

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cioè il prossimo suo, che è quel mezzo a cui dovete fare utilitá (si come Io ti dissi che ogni virtú si faceva col mezzo del prossimo a ogni creatura in comune e in particulare), secondo le diverse grazie ricevute da me, dandovele a ministrare. Amare dovete di quel puro amore che Io ho amati voi: questo non si può fare verso di me, perch’ Io v’amai senza essere amato e senza veruno rispetto. E però che v’ho amati senza essere amato da voi, prima che voi fuste (anco l’amore mi mosse a crearvi alla imagine e similitudine mia), non el potete rendere a me, ma dovetelo rendere alla creatura che ha in sé ragione, amandoli senza essere amato da loro; e amare senza alcuno rispetto di propria utilitá o spirituale o temporale, ma solo amare a gloria e loda del nome mio, perché è amata da me. Cosi adempirete il comandamento della legge: d’amare me sopra ogni cosa e il prossimo come voi medesimi.

Bene è dunque vero che a quella altezza non si può giognere senza questo secondo stato, cioè che viene el terzo stato e il secondo all’unione. Né, poi che è gionto, si può conservare se si partisse da quello affetto unde pervenne alle seconde lagrime dette; si come non si può adempire la legge di me, Dio eterno, senza quella del prossimo vostro, perché sonno due piei dell’affetto per cui s’osservano e’comandamenti e i consigli (si coni’ Io ti dissi) che vi die’la mia Veritá, Cristo crocifisso.

Cosi questi due stati, de’quali è fatto uno, notificano l’anima nelle virtú, crescendola nella perfezione delle virtú e dell’unitivo stato. Non che muti altro stato, poi che è gionto a questo; ma questo medesimo cresce la ricchezza della grazia in nuovi e in diversi doni e amirabili elevazioni di mente si come Io ti dissi, con uno cognoscimento di veritá che quasi, essendo mortale, pare immortale: perché’l sentimento della propria sensualitá è mortificato, e la volontá è morta per l’unione che ha fatta in me.

Oh, quanto è dolce questa unione all’anima che la gusta ! che, gustandola, vede le segrete cose mie, onde spesse volte riceverá spirito di profezia in sapere le cose future. Questo fa la mia bontá, benché l’anima umile sempre le debba spregiare: