Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/199

Da Wikisource.

strigne ad alcuna colpa di peccato per alcuna sua impugnazione, ma è cagione di farvi cognoscere voi medesimi e cognoscere la poca fermezza del mondo.

Questo debba vedere rocchio dell’ intelletto col lume della santissima fede, della quale ti dissi che era la pupilla dell’occhio. Questo è quello lume necessario, che generalmente è di bisogno a ogni creatura che ha in sé ragione, a volere participare la vita della grazia in qualunque stato si sia, se vuole participare il frutto del sangue dello immaculato Agnello. Questo è il lume comune, cioè che comunemente ogni persona el debba avere, come detto è; e chi non l’avesse, starebbe in stato di dannazione. E questa è la ragione che essi non sonno in stato di grazia non avendo el lume: però che chi non ha el lume, non cognosce il male della colpa e chi n’è cagione, e però non può schifare né odiare la cagione sua. E cosi chi non cognosce il bene e la cagione del bene, cioè la virtú, non può amare né desiderare me, che so’esso Bene, e la virtú che Io v’ho data come strumento e mezzo a darvi la grazia mia, me, vero Bene.

Si che vedi di quanto bisogno v’è questo lume, ché in altro none stanno le colpe vostre se none in amare quel che Io odio o in odiare quel che Io amo. Io amo la virtú e odio el vizio; chi ama el vizio e odia la virtú offende me ed è privato della grazia mia. Questi va come cieco che, non cognoscendo la cagione del vizio, cioè il proprio amore sensitivo, non odia se medesimo né cognosce il vizio né il male che gli séguita dipo’el vizio. Né cognosce la virtú, né me che so’cagione di darli la virtú che gli dá vita, né la dignitá nella quale egli si conserva e viene a grazia col mezzo della virtú.

Si che vedi che’l non cognoscere gli è cagione del suo male. Évi dunque di bisogno d’avere questo lume, come detto è.