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ma abandonate il giudicio, che è mio, e pigliate la compassione con fame dell’onore mio salute dell’anime; e con ansietato desiderio anunziate la virtú e riprendete il vizio in voi e in loro per lo modo che detto t’ho di sopra. Per questo modo verrai a me in veritá e mostrarrai d’avere tenuto a mente e observata la dottrina che ti fu data dalla mia Veritá, cioè di giudicare la volontá mia e non quella degli uomini; e cosi debbi fare se vuoli avere la virtú schiettamente e stare nell’ultimo perfettissimo e glorioso lume, pascendoti alla mensa del santo desiderio del cibo dell’anime, per gloria e loda del nome mio.
CAPITOLO CIV
Come la penitenzia non si die pigliare per fondamento né per principale affetto, ma l’affetto e l’amore delle virtú.
— Detto t’ho, carissima figliuola, delle due: ora ti dirò della terza, alla quale Io voglio die tu abbi avertenzia, e riprenda te medesima se alcuna volta el dimonio o el tuo basso vedere ti molestasse di volere mandare e vedere andare tutti e’ servi miei per quella via che tu andassi tu; però che questo sarebbe contra la dottrina data a te dalla mia Veritá.
Perché spesse volte adiviene che, vedendo andare molte creature per la via della molta penitenzia, tutti gli vorrebbe mandare per quella medesima via; e se vede che non vi vadano, ne piglia dispiacimento e scandalo in se medesimo, parendoli che non faccian bene. Or vedi quanto è ingannato, però che spesse volte adiverrá che fará meglio colui di cui gli pare male perché fa meno penitenzia, e piú virtuoso sará (poniamo che non facci tanta penitenzia) che colui che ne mormora. E però ti dissi di .sopra che coloro che si pascono alla mensa della penitenzia, se non vanno con vera umilitá e che la penifenzia loro non sia posta per principale affetto ma per strumento di virtú, spesse volte per questa mormorazione offendaranno la perfezione loro. E però non debbono essere ignoranti,
Santa Caterina da Siena, Libro della divina dottrina.
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