Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/251

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cioè i sacramenti della santa Chiesa; da’quali sacramenti ricevete la vita della grazia, ricevendoli degnamente (non obstante che essi siano in tanto difetto) per amore di me, Dio eterno, che ve li mando, e per amore della vita della grazia che ricevete dal grande tesoro ministrandovi tutto Dio e uomo, cioè il corpo e ’l sangue del mio Figliuolo, unito con la natura mia divina. Debbanvi dispiacere e dovete odiare i difetti loro e ingegnarvi, con affetto di caritá e con l’orazione santa, di rivestirli, e con lagrime lavare la immondizia loro, cioè offerirli dinanzi a me con lagrime e grande desiderio che Io gli rivesta, per la mia bontá, del vestimento della caritá.

Voi sapete bene che lo’ voglio fare grazia, pure che essi si dispongano a ricevere e voi a pregarmi. Però che di mia volontá non è che essi vi ministrino el Sole in tenebre, né che sieno dinudati del vestimento della virtú, né immondi, vivendo disonestamente: anco gli ho posti e dati a voi perché siano angeli terrestri e sole, come detto t’ho. Non essendo, mi dovete pregare per loro e non giudicarli, e il giudicio lassate a me. E Io, con le vostre orazioni, volendo eglino ricevere, lo’ farò misericordia; e, non correggendosi la vita loro, la dignitá, che essi hanno, lo’.sará in ruina. E con grande rimproverio da me, sommo giudice, nell’ultima estremitá della morte non correggendosi né pigliando la larghezza della mia misericordia, saranno mandati al fuoco eternale.

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CAPITOLO CXXI

De’ difetti e della mala vita degl’ iniqui sacerdoti e ministri.

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— Ora attende, carissima figliuola, che, acciò che tu e gli altri servi miei aviate piú materia d’offerire a me, per loro, umili e continue orazioni, ti voglio mostrare e dire la scellerata vita loro. Benché da qualunque lato tu ti volli, e secolari e religiosi, cherici e prelati, piccoli e grandi, giovani e vecchi e d’ogni altra maniera gente, non vedi altro che offesa; e tutti mi gittano puzza di peccato mortale. La quale puzza a me non fa danno veruno né nuoce, ma a loro medesimi.