Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/380

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i nemici crudeli suoi : évi l’ira contra la benivolenzia, la crudeltá contra la pietá, l’iracundia contra la benignitá, l’odio delle virtú contra l’amore d’esse virtú, la immondizia contra la puritá, la negligenzia contra la sollicitudine, la ignoranzia contra al cognoscimento, e il dormire contra la vigilia e continua orazione.

E perché col lume della fede cognobbe che questi erano tutti nemici, che avevano a contaminare la sposa sua della santa obbedienzia, però mandò l’odio che gli cacciasse, e l’amore che mettesse dentro gli amici suoi. Unde l’odio col coltello suo uccise la propria perversa volontá; la quale volontá, notricata dall’amore proprio, dava vita a tutti questi nemici della vera obbedienzia. Mozzo il capo al principale, per cui si conservano tutti gli altri, rimane libero e in pace, senza veruna guerra. Non ha chi li li faccia, perché l’anima ha tolto da sé quello che la tenea in amaritudine ed in tristizia.

E che guerra ha l’obbediente? Fagli guerra la ingiuria? No, ché egli è paziente; la quale pazienzia è sorella dell’obbedienzia. Sonnoli gravi e’pesi dell’ordine? No, ché l’obbedienzia nel fa osservatore. Dágli pena la grave obbedienzia? No, ché egli ha conculcata la sua volontá e non vuole investigare la volontá del prelato suo né giudicarla, ma col lume della fede giudica la volontá mia in lui, credendo in veritá che la clemenzia mia gli fa comandare e non comandare, secondo che è di necessitá alla salute sua. Recasi egli a schifezza e dispiacere di fare le cose vili dell’ordine? o sostenere le beffe e rimprovèri e gli scherni e villanie, che spesse volte gli sonno fatti e detti ? e l’essere tenuto vile? No, perch’egli ha conceputo amore alla viltá e dispiacimento a se medesimo, con perfettissimo odio: anco gode con pazienzia, esultando con gaudio e giocunditá con la sposa sua della vera obbedienzia.

Egli non si contrista se non dell’offesa che vede fare a me, suo Creatore; la sua conversazione è con quegli che temono me in veritá. E se pure conversa con quelli che sono separati dalla volontá mia, non il fa per conformarsi co’difetti loro, ma per sottrarli dalla loro miseria, perché, con caritá fraterna, quel bene che egli ha in sé vorrebbe porgere a loro, vedendo