Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/382

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virtú: non volendo però che ella diminuisca in colui. Ché, se egli volesse, farebbe separato dalla caritá del prossimo suo. L’obbediente non abandona il refettorio, anco il visita continuamente, e dilettasene di stare alla mensa co’povarelli. E in segno che egli se ne dilettava, per non avere materia di stare di fuore, ha tolta da sé la sustanzia temporale, osservando perfettamente il voto della povertá; e tanto perfettamente, che la necessitá del corpo tiene con rimproverio. La cella sua è piena dell’odore della povertá, e non di panni : non ha pensiero ch’e’ ladri vengano per imbolarli, né che la ruggine o tigniuole li rodino e’ vestimenti ,suoi. E se gli è donato alcuna cosa, non ha pensiero di riponerla, ma liberamente la comunica co’ fratelli suoi, non pensando el di di domane; ma nel di presente tolle la sua necessitá, pensando solo del reame del cielo, e della vera obbedienzia in che modo meglio la possino osservare. E perché per la via dell’umilitá meglio si conserva, egli si sottomette al piccolo come al grande e al povaro come al ricco; di tutti si fa servo : non rifiutando mai labore, ogniuno serve caritativamente. L’obbediente non vuole fare l’obbedienzia a suo modo, né eleggere tempo né luogo, ma a modo dell’ordine e del prelato suo.

Tutto questo fa senza pena o tedio di mente il vero obbediente e perfetto. Egli passa, con questa chiave in mano, per lo sportello stretto dell’ordine agiatamente e senza violenzia, perché ha osservato e osserva il voto della povertá, dell’obbedienzia vera e della continenzia, levata l’altezza della superbia e chinato il capo all’obbedienzia per umilitá. E però non rompe il capo per impazienzia, ma è paziente con fortezza e longa perseveranzia, che sonno amici dell’obbedienzia. Passa l’assedio delle dimonia, mortificando e macerando la carne sua, spogliandola delle delizie e diletti, e vestela delle fadighe dell’ordine con fede e senza sdegno. Come parvolo, che non tiene a niente la battitura del padre né ingiuria che gli fusse fatta, co,si questo parvolo non tiene a mente né ingiurie né fadighe né battiture che ricevesse nell’ordine dal prelato suo; ma, chiamandolo, umilemente torna a lui, non passionato d’odio, d’ira, né di rancore, ma con mansuetudine e benivolenzia.