Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/407

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I

IL TESTO

È noto che Gregorio decimoprimo, dopo aver restituita da Avignone a Roma la sede pontificale nel 1377, avvenimento al quale santa Caterina aveva molto contribuito, mandò a Firenze la vergine senese per indurre a sottomissione i fiorentini, da piú che due anni ribelli alla Santa Sede. Questa missione, adempiuta da lei in mezzo a gravi tumulti della cittá e col pericolo della sua vita, si protrasse lungamente invano; fintanto che, morto Gregorio e succedutogli Urbano sesto, questi si pacificò coi fiorentini.

Proclamata dunque la pace, sappiamo dal beato Raimondo! 1 ), confessore della santa, che ella «tornò ai propri lari, ed attese con grandissima diligenza alla composizione di un certo libro, che, ispirata dal superno Spirito, dettò nel suo volgare. Imperocché aveva ella pregato i suoi scrittori, i quali solevano scrivere le lettere ch’ella mandava in diverse parti, che stessero attenti ed osservassero ogni cosa, quando, secondo la sua consuetudine, era rapita dai sensi corporei, ed allora ciò ch’ella dettava, diligentemente scrivessero...

«E cosi in breve tempo fu composto un certo libro, che contiene un dialogo tra un’anima, che fa quattro petizioni a Dio, e Dio, che risponde a lei, informandola di molte e utilissime veritá» ( 2 ).

Ma, poiché la pace avvenne sul finire del luglio 1378, Caterina

(1) Il beato Raimondo delle Vigne, da Capita, discendente da Pier delle Vigne, maestro generale dell’ordine dei predicatori, scrisse in latino la vita della santa. Essendo andata perduta quella che prima di lui aveva scritta fra Tommaso della Fonte, la Leggenda (cosi fu chiamata) del beato Raimondo è il piú autorevole documento antico intorno a Caterina da Siena.

(2) In Acta sanclorum, die xxx aprilis, pars ni, capp. 1 e 11.