Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/66

Da Wikisource.

hanno el ricordamento della mia misericordia. Ché se essi l’avessero avuto, non sarebbero crudeli né verso di loro né verso del prossimo: anco usarebbero pietá e misericordia a se medesimi, operando le virtú, e al prossimo, sovenendolo caritativamente.

Oh quanti sonno e’mali che per questo maladetto peccato vengono ! Quanti omicidii e furti e rapine, con molti guadagni inliciti e crudeltá di morte e ingiustizia del prossimo ! Uccide l’anima e falla diventare schiava delle ricchezze, unde non si cura d’ob.servare i comandamenti miei. Costui non ama persona se non per propria utilitá.

Questo vizio procede dalla superbia e notrica la superbia. L’uno procede dall’altro, perché porta sempre seco la propria reputazione, si che subbito giogne nell’altro vizio, e cosi va di male in peggio per la miserabile superbia, la quale è piena di pareri, ed è uno fuoco che sempre germina fummo di vanagloria e di vanitá di cuore, gloriandosi di quello che non è loro; ed è una radice che ha molti rami. El principale è la propria reputazione, unde esce il volere essere maggiore che’l prossimo suo, e parturisce il cuore fitto e none schietto né liberale, ma doppio che mostra una in lingua e un’altra ha in cuore; e occulta la veritá, e dice la bugia per utilitá sua propria; e

germina una invidia, la quale è uno vermine che sempre rode

e non gli lassa avere bene del suo bene proprio né dell’altrui.

Come daranno questi iniqui, posti in tanta miseria, della sustanzia loro a’ povarelli, quando essi tolgono l’altrui ? Come trarranno la immonda anima della immondizia, quando essi ve la mettono ? che alcuna volta sonno tanto animali che le figliuole e i congionti loro non riguardano, ma con essi caggiono in molta miseria. E nondimeno la mia misericordia gli sostiene, e non comando alla terra che gl’inghiottisca, acciò che si ravegano delle colpe loro. Come dunque daranno la vita per la salute dell’anime, quando non dánno la substanzia? come daranno la dilezione, quando essi si rodono per invidia?

Oh miserabili vizi, e’ quali aterrano il cielo dell’anima ! «Cielo» la chiamo, perdi’ Io la feci cielo, dove Io abitavo per