Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/94

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E veramente non hanno scusa, però che Io .so’ consceso alle passioni e debilezze loro per siffatto modo che, volendo stare nel mondo, possono e possedere le ricchezze e tenere stato di signoria e .stare allo stato del matrimonio e notricare ed affadigarsi per li figliuoli. E qualunque stato si vuole essere, possono tenere, purché in veritá essi taglino el veleno della propria sensualitá, la quale dá morte eternale.

E drittamente ella è uno veleno che, come el veleno da pena nel corpo, e nell’ultimo ne muore se giá egli non s’argomenta di bomitarlo e di pigliare alcuna medicina, cosi questo scarpione del diletto del mondo : non le cose temporali in loro, che giá t’ho detto che elle sonno buone e fatte da me che so’.somma bontá, e però le può usare come gli piace con santo amore e vero timore; ma dico del veleno della perversa volontá dell’uomo. Dico che ella avelena l’anima e dálie la morte se esso non el vomita per la confessione santa, traendone il cuore e l’affetto. La quale è una medicina che’l guarisce di questo veleno, poniamo che paia amara alla propria sensualitá.

Vedi dunque quanto sonno ingannati ! ché possono possedere e avere me, e possono fuggire la tristizia e avere letizia e consolazione, ed essi vogliono pure male, sotto colore di bene, e dánnosi a pigliare loro con disordinato amore. Ma perché essi sonno aciecati con molta infedelitá, non cognoscono el veleno; veggonsi aveienati e non pigliano el rimedio. Costoro portano la croce del dimonio, gustando l’arra dell’ inferno.

CAPITOLO XLVIII

Come li mondani con ciò che posseggono non si possono saziare ; e della pena che dá loro la perversa volontá pur in questa vita.

— Io si ti dissi di sopra che solo la volontá dava pena all’uomo. E perché i servi miei sonno privati della loro e vestiti della mia, non sentono pena affiiggitiva, ma sonno saziati sentendo me per grazia nell’anime loro. Non avendo me, non