Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/312

Da Wikisource.
306 annotazioni.

LX.


Pag. 210.          Num te leæna montibus Libyssinis.

Similmente Arianna abbandonala, a Tesèo:

Qual lionessa mai sotto a deserta
Rupe ti partorì? Qual mar crudele
Te fuor gittò dai procellosi flutti?
Qual sirti mai, qual mai vorace Scilla,
qual dai gorghi suoi vasta Cariddi
Te vomitò, se, per la dolce vita
Che devi a me, tal guiderdon mi rendi?

La fierezza delle lionesse è proverbiale. I leoni di Libia furono tenuti i più feroci. Onde Oppiano, nella stupida versione di Anton Maria Salvini, s’esprime nel modo che segue:

Nella Libia feconda, sitibonda
Terra, molta fremisce di gagliardi
Lioni turba, ma non già vellosa,
E poco raggio ne discovre sopra.
Nella faccia è terribile, e nel collo
Ed in tutte le membra un dolcemente
Negro fior porta, temprato di fosco:
La forza nelle membra è senza fine,
E tra’ regii Lioni, i Libiani
Sovrano hanno Lioni e regno e impero.

E pensare che il Salvini ebbe fama di profondo grecista e di buon traduttore; che il dizionario della Crusca cita le sue traduzioni; ch’egli tenne, come i Libiani Lioni, tra’ regii Lioni,

Sovrano su le scuole e regno e impero!