Vai al contenuto

Pagina:Cesare - La guerra gallica, traduzione di Eugenio Giovannetti, Firenze, Le Monnier, 1939.pdf/176

Da Wikisource.
170 c. giulio cesare

l’una dall’altra; poi le inchiavardano internamente e le ricoprono di un erto strato di terra. L’intervallo fra trave e trave si colma con grosse pietre[1].

Fatta questa costruzione e cementatala, si eleva al di sopra un secondo ordine, serbando lo stesso intervallo fra le travi e mettendo le travi successive non già al di sopra delle prime, ma in modo che ognuna di esse posi su di una pietra che colmi esattamente l’intervallo fra due travi sottoposte. Così procede l’intera opera fino a che non si giunge alla voluta altezza. Questo lavoro — alternando regolarmente travi e pietre — nella sua varietà ha un aspetto tutt’altro che sgradevole ed offre straordinari vantaggi per la difesa, perchè la pietra lo preserva dall’incendio ed il legname dall’ariete, non essendo possibile spezzare o svellere travi consecutivi ed arpionati verso l’interno per una profondità che è per lo più di quaranta piedi.


L’incendio delle opere romane.

XXIV. - Per tutte queste difficoltà l’assedio andava per le lunghe ed i soldati erano in arretrato sul loro lavoro in causa del grande freddo e delle incessanti piogge[2]. Tuttavia, a forza di fatica, essi erano riusciti a superare tutti questi ostacoli ed — in venticinque giorni — a elevare un terrapieno[3] lungo trecentotrenta piedi e alto ottanta.

Ormai si era per raggiungere il muro dei nemici e Cesare, — che aveva l’abitudine di sorvegliare i lavori durante la notte — stava incitando i soldati a non perdere un minuto di tempo, quando, poco prima della terza vigilia[4], si notò che il terrapieno fumava. Il nemico, scavato un cunicolo alla sua base, vi aveva appiccato il fuoco. Nello stesso tempo, levatosi un grande clamore da tutte le mura, da due porte i nemici irruppero contro i fianchi delle torri, mentre altri — dalla sommità delle mura — gittavano sul terrapieno torce, legni

  1. Per l’esatta interpretazione di questo passo, si vedano i chiarimenti nell’opera di Napoleone III, op. cit., II, p. 260 nota 2. Si confronti anche la tavola 20 del vol. II dell’Atlante (Plan d’Avaricum). Utili particolari archeologici circa tali opere di difesa si possono altresì rilevare nel Manuel d’Archéologie celtique et gallo-romaine del Dechelette (vol. II, 3, p. 985 sgg.). Il Desjardins (op. cit., II, p. 119) rileva inoltre alcune analogie e differenze tra il tipo della muraglia ligure-ambrona e quello della gallica. Si veda infine anche Jullian, op. cit., III, p. 447 sgg.
  2. L’assedio di Avarico dovrebbe essersi prolungato probabilmente dal 20 marzo al 20 aprile (Jullian, op. cit., II, p. 453).
  3. Il terrapieno romano era — come è noto — una superstruttura difensiva composta di terra, legname, sassi e materiale diverso
  4. Verso la mezzanotte.