Pagina:Cesare Balbo - Delle speranze d'Italia.djvu/117

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capo settimo 85

fin d’allora, come si suol dire, le chiavi d’Italia. Le quali se avesser eglino tenute, le avrebber tenute molto male, aprendo ad ogni vegnente; e il vero è che senza Saluzzo e Monferrato essi non avevan forze da ciò, ed atteser anzi a rafforzarsi con queste nuove provincie in Italia, a lasciar per esse parte delle francesi, a chiudere a poco a poco quelle porte. E così in somma, continuando l’opera di Emmanuel Filiberto, e quasi soli fra gl’italiani guerreggiando, e soli serbando le conquiste, soli si posson dire aver serbate armi e virtù italiane, mentre gli altri poltrivano; soli essere progrediti, mentre tutti gli altri retrocedevano. E così arrivarono essi soli degnamente alle nuove occasioni. — Ed anche del Seicento sarebbe utile una storia, severa. Se non che, quale storia farebbe dimenticare quella, difettosa sì ma inarrivabilmente splendida del Botta? quale poi principalmente arriverebbe alla piacevole ma terribile, immaginosa ma veritiera descrizione, che ce n’ha data il Manzoni?

13. Ma diciamo una seconda volta qui al secolo xviii, come il dicemmo all’xi: le nazioni cristiane possono ammalare ma non morire; e non possono dunque, quando sono inferme se non guarire. E così, dopo aver notata nel Seicento una gran dipendenza e corruzione italiana, noi abbiamo a notar nel secolo seguente un secondo ri-