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444 Chi l’ha detto? [1311-1312]


ginal du fameux billet, Tout est perdu fors l’honneur; mais la France, qui l’aurait écrit, le tient pour authentique.» Questa volta la Francia e Chateaubriand s’ingannavano: l’originale del famoso biglietto non si è ritrovato, ma si è ritrovato il testo autentico della vera lettera che Francesco I scrisse a sua madre, Luisa di Savoia, la sera stessa della disgraziata battaglia di Pavia, una lettera abbastanza lunga, e che in verità contiene nelle prime righe il senso del motto foggiato benevolmente dagli storici, ma senza il laconismo e la serenità che l’hanno reso celebre. Ecco il principio della lettera, che fu pubblicata per la prima volta da Dulaure nella Histoire de Paris (édit. de 1837, to. III, pag. 209), e quindi molte altre volte: «Madame, Pour vous faire sçavoir comme se porte le ressort de mon infortune, de toutes choses ne m’est demeuré que l’honneur et la vie qui est saulve, ecc.».

Ma chi vuol conservare gelosamente il suo onore, deve aver cura di non legittimare nemmeno il dubbio: l’uomo onesto non ha da essere, neppure sospettato, come

1311.   La moglie di Cesare.

Narra Plutarco nella Vita di Giulio Cesare, cap. X, che Publio Clodio, innamorato di Pompea, moglie di Cesare, non potendo con essa ritrovarsi, entrò in casa di lei vestito a modo di sonatrice mentre celebravansi le feste della Dea Bona cui nessun uomo poteva assistere. Ma scoperto, fu cacciato ignominiosamente e quindi portato innanzi ai giudici per questo e per altri malefici. «Cesare ripudiò subitamente Pompea, ma chiamato in giudizio per testificare all’accusa di Clodio, rispose nulla sapere di quanto contra lui si diceva. E strana apparendo questa risposta, domandò a lui l’accusatore: perchè adunque ripudiasti la moglie? Perchè io non voleva (rispose) non che altro che venisse in sospetto.» Così la traduzione delle Vite parallele distesa da Marcello Adriani il giovane.

Chi tiene a conservarsi onesto non s’illuda di avvantaggiare i suoi interessi:

1312.   Probitas laudatur et alget.1

(Giovenale, Satira I, v. 74).
  1. 1312.   La probità è lodata, ma trema dal freddo.