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[1637-1640] Scienze e lettere, poesia, ecc. 547
e può sollevarsi ad altezza tale che non a tutti sia dato di afferrarne il sublime concetto, quale è quello che è riposto in tanti luoghi della Divina Commedia, tormento dei commentatori. Dante medesimo lo riconosce dicendo:

1637.   O voi ch'avete gl’intelletti sani.
Mirate la dottrina che s’asconde
Sotto il velame degli versi strani!

(Inferno, c. IX, v. 61-63).

Però, più del vero, è l’ideale che ispira il poeta. Già Vincenzo Monti, quasi presentendo le lotte del verismo, così lo condannava in auticipazione:

1638.                                 .... Il nudo
Arido vero che de’ vati è tomba.

e il nostro maggior poeta contemporaneo, (Giosuè Carducci, si rivolgeva con vivace apostrofe all’ideale:

1639.   Tu sol — [pensando] — o ideal, sei vero.

che è il verso finale del sonetto: Giuseppe Mazzini (XXIII di Giambi ed Epodi) e al tempo stesso non è che la traduzione delle parole che Victor Hugo nei Misérables (partie I, livre I, X) fa dire dal convenzionale morente al Vescovo Benvenuto: O toi! o idéal! toi seul existes!

Nobilissima è la poesia che s’ispira a tali sensi, e degna di alte ed elette intelligenze: allora la poesia veramente merita di essere detta

1640.             ....Un cantico
Che forse non morrà.

Così il Manzoni pensava della sua ode Il Cinque Maggio, e il suo prognostico andava fallito, dappoiché pochi componimenti lirici hanno raggiunto la celebrità di quel carme. Basterebbe a dimostrarlo il numero considerevole di traduzioni nelle varie lingue che sono state pubblicate fino ad