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[1748-1751] Ubbidienza, fedeltà, rispetto 583

eis; il secondo nella I. Epistola, cap. 2, v. 18, dice: Servi subditi, estote in omni timore doviinis, non tantum bonis et modestis, sed etiam dyscolis.

Del resto non è forse nella Bibbia che si legge il più commovente esempio di rassegnazione, quella dell’Uomo-Dio che ossequente alla volontà del Padre va serenamente incontro a un doloroso supplizio? Che cosa di più pietoso delle parole di Lui:

1748.   Si possibile est, transeat a me calix iste, verumtamen non sicut ego volo, sed sicut tu.1

(Evang. di S. Matteo, cap. XXVI, v. 39).
E pochi versetti più sotto (v. 42):

1749.   Fiat voluntas tua.2

Un proverbio volgare dice: Comandi chi può, ubbidisca chi deve, ma nei Promessi Sposi del Manzoni (cap. XIV), Renzo alterato dal vino nella osteria dove era andato a rifocillarsi dopo i tumulti milanesi, cosi lo adatta ai suoi casi:

1750.   Comanda chi può e ubbidisce chi vuole.

Ma del resto

1751.   Chi non sa ubbidire, non sa comandare.

che è proverbio, non registrato dal Giusti nella Raccolta di proverbi toscani, il quale registra invece questi altri due molto affini (ediz. stereot. del 1871 e anni segg., pag. 108):

          Chi non sa fare, non sa comandare.
          Chi non fu buon soldato, non sarà buon capitano.

Se ne può trovare una fonte classica in un passo delle Epistolæ di Plinio il giovane (lib. VIII, ep. 14, 5): «Inde adulescentuli statim castrensibus stipendiis imbuebantur, ut imperare parendo, duces agere dum sequuntur, adsuscerent.» Il motto inglese, parallelo

  1. 1748.   Se è possibile, si allontani da me questo calice, tuttavia sia fatta non la mia volontà, ma la tua.
  2. 1749.   Sia fatta la tua volontà.