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          Giovanni Giuseppe Nicosia - Cinesi, scuola e matematica - Bologna, Italia - 2010

alto. Concezioni e prassi d’aula erano di stampo europeo. Fino al 1906, tuttavia, i libri di algebra vennero impaginati secondo le convenzioni tradizionali cinesi, con testi scritti in colonna dall’alto in basso e da destra a sinistra e con caratteri cinesi a denotare le variabili. In questa fase, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, cominciò il risveglio dell’interesse delle istituzioni culturali cinesi per la ricerca in matematica ed in astronomia e per il loro insegnamento, come testimonia la fondazione di apposite istituzioni accademiche. Nel 1898 venne fondata l’Universita Imperiale di Pechino (京师大学堂 Jīngshī Dàxuétáng), oggi Università di Pechino (北京 大学 Běijīng Dàxué), che da allora eroga corsi di matematica (Zhang, 2005).

Dopo la rivoluzione del 1911 quasi tutte le scuole della neonata repubblica, che stavano allargando notevolmente la propria utenza per includervi almeno un buon numero di rampolli dei notabili di ambiente urbano, istituirono corsi di matematica elementare modellati su esempi inglesi e statunitensi.

La forza di tale modello era tanta che i libri erano spesso importati direttamente dal Regno Unito e dagli Stati Uniti.

La didattica più comune in questa fase era di tipo trasmissivo col docente al centro dell’azione didattica e con gli studenti all’ascolto delle sue spiegazioni.

Con l’istituzione della Repubblica Popolare Cinese il sistema scolastico si rivolse al modello sovietico che nelle intenzioni e nei documenti ufficiali enfatizzava la logica e la deduzione. Nella realtà i cambiamenti forono lenti e seguirono vie molto complesse. In ogni caso i contenuti disciplinari furono riorganizzati in modo più sistematico. Gli elementi fondamentali di questa didattica erano: gli insegnanti, il curriculum e le metodologie di insegnamento. Essa si declinava poi in cinque punti programmatici: 1) organizzazione della classe, 2) introduzione dei nuovi contenuti, 3) insegnamento dettagliato dei nuovi contenuti, 4) consolidamento con l’esercizio e 5) assegnazione di compiti a casa.

Nei primi anni sessanta cominciò una riflessione complessiva di ampio respiro sulla didattica e sul sistema educativo che si concluse con la pubblicazione di nuovi indirizzi che rendevano la scuola più vicina alle necessità ed alle caratteristiche della società e della realtà dell’epoca. Si puntò l’attenzione sulle conoscenze e competenze di base tentando di sviluppare negli studenti capacità di calcolo, immaginazione spaziale, logica ed analisi, attraverso un’accurata introduzione degli elementi fondamentali da parte dei docenti ed un’intensissima attività di esercizio. Ai cinque punti programmatici precedenti si aggiunsero: 6) lo sviluppo dell’entusiasmo degli studenti, 7) la creazione di un’atmosfera di classe positiva ed 8) il coinvolgimento diretto del pensiero dello studente.

Dal 1966 al 1976 il Paese ed il sistema scolastico furono squassati dalle turbolenze politiche. La Rivoluzione Culturale, che portò il Paese sull’orlo della guerra civile, distrusse le maggior parte delle istituzioni scolastiche e culturali cinesi. Il curriculum di matematica perse ogni sistematicità, guadagnando però in tutto ciò che risultava consono alle applicazioni al lavoro manuale, agricolo o manifatturiero. L’educazione era in quell’poca assai frammentaria e la preparazione degli studenti decisamente scarsa.

A metà degli anni settanta il sistema tornò rapidamente indietro e nel 1977 furono reintrodotti gli esami di ammissione alle università. Cominciarono anche scambi con Paesi occidentali che portarono nel corso degli anni alla diffusione di nuove idee, tra cui la pratica delle prove d’accesso standardizzate per le università e la teoria di Gorge Polya sul problem solving, che divenne fonte del materiale più studiato dagli insegnanti cinesi nel decennio successivo.

Negli anni ottanta lo studio della matematica elementare, strutturato nei contenuti e nei metodi sull’idea del superamento degli esami superiori (nelle università ed in altre istituzioni) compì un netto progresso. La centralità degli esami di selezione, se da un lato riuscì ad infondere entusiasmo tra gli studenti, d’altro canto generò fenomeni preoccupanti legati all’eccessiva competitività.

Nel 1986 venne riorganizzato l’obbligo scolastico con leggi apposite che lo portarono a nove anni. Negli anni novanta l’educazione fu inserita tra le priorità nazionali e da allora vennero riformate