Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/146

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   102 i n f e r n o   iii. [v. 100-111]

e quel che si facea quivi, con l’intelletto mentale e farlo come sensibile a sè stesso, o a chi lo leggerà. Veduta la convenienzia1 della fizione quanto alla lettera, ora è da vedere l’allegorica esposizione come l’autore intendesse di quelli del mondo. Et a questo si può dire che questo fiume Acheron, a che giungono2 tutti li morti, sia l’ostinazione, alla quale viene il peccatore, poi che è morto nel peccato, quanto alla grazia di Dio: imperò che quando è venuto a quella, sempre è poi sanza allegrezza: imperò che prima non è privato d’allegrezza ch’elli può resurgere, e susseguentemente viene alla palude Stige; cioè a tristizia: imperò che sempre sta pieno di tristizia, e così poi a Cocito; cioè pianto: imperò che chi è in tristizia non è sanza pianto. E lo nocchiere Caron è il disordinato amore, come detto è di sopra, che guida il peccatore per sì fatti fiumi, o veramente lo demonio che di ciò à a tentare; e che la nave significa quello che è detto lo genere3 de’ peccati mortali con le loro specie; e che l’inferno ove passano è obbligazione alla pena perpetua, e lo stato infimo in che si trova tal peccatore. E che Dante vada a veder costoro s’intende per considerazione, e che sia accommiatato e che Virgilio risponda puossi dire che sia come risposta a chi dubitasse: Come Dante seppe queste cose? Provolle elli per esperienza? A che elli risponde occultamente che no; ma fulli dato a sapere dalla grazia di Dio.

C. III - v. 100-111. In questi quattro ternari l’autore fa due cose: imperò che prima pone che feciono quelle misere anime, poi che ebbono inteso Caron; nella seconda pone quel che fece poi Caron inverso loro, quivi: Caron demonio ec. Dice adunque così: che poi che Caron ebbe sgridato quell’anime, come detto è di sopra, e parlato a Dante dandoli commiato, e risposto li fu per Virgilio, quelle anime mutarono condizione, e però dice: Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude. Quasi dica: Virgilio rispose per me a Caron, come detto è, ma quell’anime ch’eran lasse; cioè stanche, e nude4 come di vestimenti, così d’ogni defensione, non feciono alcuna difensione se non che Cangiar colore; divenendo pallide, e dibattèr li denti; tremando di paura, Ratto; cioè tosto, che inteser le parole crude; cioè la sentenzia crudele di Caron detta di sopra. Biastemavano Idio. Qui si dimostra l’ostinazione dei dannati che insurge incontra Dio, e’ lor parenti; cioè biastemavano5 i lor padri e madi, L’umana spezie; cioè biastemavano tutti li uomini, come biastemava-

  1. C. M.  la continenzia della fizione.
  2. Altrimenti - a che vengono tutti.
  3. C. M.  lo generare de’ peccati con le loro specie.
  4. C. M.  nude; cioè private, così di difensioni come di vestimenti e di guida non fenno difension nulla, se non.
  5. C. M.  biastimavano.