Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/657

Da Wikisource.
   [v. 1-15] c o m m e n t o 613

ma, s’ella è tale che ti reggia. Certo quella non era via de’ vestiti della cappa detta di sopra, che noi appena; cioè Virgilio lieve ch’era spirito, et io Dante sospinto da lui, potavamo montar su di pietra in pietra. E se non fosse che quella ripa non era sì alta, come le altre passate, io non so di Virgilio; ma io Dante sarei ben vinto 1; ma perchè lo cerchio ottavo, nel quale sono le male bolgie, inchina tutto in verso il nono che è come un pozzo: tanto strigne, ciascuna bolgia è situata a questo modo, che la ripa d’entro sempre è più bassa che quella d’intorno. Et aggiugne che con questa fatica elli giunsono in sulla punta della ripa, onde si scende poi nell’argine; e dice che quando fu sue, la lena del polmone gli era sì monta, che non potea ire più oltre, anzi si pose a sedere nella prima giunta. Et allora Virgilio li disse: Oggimai 2 convien che tu ti spoltronischi a questo modo: imperò che, sedendo in piuma o sotto coltre, non si viene in fama, sanza la quale chi consuma la vita sua, lascia in terra cotale vestigio di sè, quale lascia lo fummo nell’aere e la schiuma nell’acqua; e però lieva su, vince 3 l’ambascia con l’animo che vince ogni battaglia, se non si pone giù col suo grave corpo; e’ ti convien salire scala più lunga: non basta essere partito da costoro; se tu m’intendi, or fa sì che ti vaglia. Allora dice Dante che si levò, mostrandosi fornito meglio di lena, che non si sentia; e disse a Virgilio: Or va, ch’io sono forte et ardito; e dice che presono la via su per lo scoglio, che valicava la settima bolgia e dice che lo scoglio era ronchioso, erto, stretto e malagevole, et era4 più assai che quel di prima. Et aggiugne Dante che andava parlando per non parere fievole, onde dice ch’uscì una voce dell’alto fosso, a formar parole sconvenevoli; e dice che non sa ciò che dicesse, benchè fosse sopra il dosso dell’arco che valicava quivi; ma ben parea che chi parlava fosse mosso da ira; et aggiugne ch’era volto in giù; ma li occhi non poteano andare al fondo per lo scuro; per la qual cosa disse a Virgilio: Fa che tu arrivi dall’altro cinghio, e dismontiamo lo muro: che com’io odo quinci e non intendo; così giù veggio e niente affiguro. Et allora disse Virgilio: Altra risposta non ti do, se non il fare: chè la domanda onesta si vuole 5 seguire con l’opera tacendo. E qui finisce la sentenzia litterale: ora è da vedere lo testo con l’allegorie e moralitadi.

C. XXIV — v. 1-15. In questi cinque ternari l’autor nostro finge, incominciando il xxiv canto, una bella similitudine con descri-

  1. C. M. ben giunto;
  2. C. M. Ingiumai convien
  3. Vince; oggi vinci. Per serbare una desinenza uniforme, le persone singolari dell’imperativo furono dagli antichi terminate in e come quelle dei tempi dell’indicativo. Il re Enzo disse «Esci di pena, e del corpo ti parte »; e il b. Iacopone « Accorri, donna, e vide Che la gente l’allide » E.
  4. C. M. et erto più assai
  5. C. M. si dee seguire