Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/810

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766 i n f e r n o   xxx. [v. 31-45]

la similitudine di costoro a’ porci, dicendo che così correano come il porco, quando esce dal porcile ch’el truova aperto; e bene li assomiglia al porco: imperò che come il porco è brutto, così quelli così fatti sono brutti; e come il porco è crudele a mordere et assannare1 chiunque si truova inanzi, così questi così fatti mordono co’ detti e co’ fatti chiunque volesse il lor furore raffrenare. L’una giunse a Capocchio; questo Capocchio è quello sanese di cui è detto di sopra, che disse tanto contra i Sanesi. E poeticamente l’autor finse che l’uno di questi furiosi mordesse Capocchio e non l’altro, perchè questo Capocchio com’era stato nella vita contrafacitore e schermitore delli altri uomini, riprendendo loro fatti e detti, e così l’avea ancor indotto a dir male de’ Sanesi quivi; così trovasse in questa vita chi mordesse lui e dicesse mal di lui e schernisse lui, dimostrando che quivi fosse morso, per ch’elli avea morso li Sanesi. et in sul nodo Del collo l’assannò; ecco che finge ch’el mordesse in sul collo, come chi volesse far tacere altrui, strignerebbe lo collo e la gola, sì che tirando; col morso il detto Capocchio, Grattar li fece il ventre; cioè li fece strofinar lo ventre, strascicandolo, al fondo sodo; cioè al fondo della bolgia ch’era di pietra, come detto fu di sopra. Degna cosa è che coloro che gittono altrui per terra, facendo beffe e strazio di loro, sieno gittati e strascinati2 ellino dalli altrui per terra.

C. XXX — v. 31-45. In questi cinque ternari l’autor nostro fìnge che maestro Grifolino d’Arezzo, detto di sopra, manifestasse chi era l’arrabbiato che morse Capocchio, e come addomandato da lui dell’altro ancora, gliel manifesta dicendo così: E l’Aretin; cioè maestro Grifolino d’Arezzo, che rimase tremando; per paura che l’altro non mordesse così lui, Mi disse; cioè a me Dante: Quel folletto; cioè quel rabbioso, è Gianni Schicchi; questo Gianni Schicchi fu de’ Cavalcanti da Fiorenza, et era gran compagno di Simone parente di messer Buoso Donati ancora fiorentino; lo qual messer Buoso era molto ricco, e venendo a caso di morte per infermità, non fece testamento, o che questo Simone non gliel lasciasse fare, o ch’elli si morisse in tal modo che nol facesse, come per negligenzia spesse volte addiviene. Onde questo Simone, inanzi che niuno sapesse che messer Buoso fosse morto, ordinò che questo suo compagno Gianni Schicchi stesse nel letto in persona di messer Buoso, e contrafacesse messer Buoso con la voce tremante e debile come di malato, e facesse testamento e lasciasse lui suo erede; elli li promise di darli per questo una cavalla ch’avea messer Buoso in una sua torma, ch’era bellissima e d’un grande pregio, la quale si chiamava la donna della

  1. C.M. et ad sannare
  2. C. M. stracciati per terra dalli altri ellino.