Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/887

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C A N T O   XXXIV.





1Vexilla Regis prodeunt Inferni
      Verso di noi; però dinanzi mira,
      Disse il Maestro mio, se tu il discerni.
4Come quando una grossa nebbia spira,
      O quando l’emisperio nostro annotta,
      Par di lungi un molin che al vento gira;1
7Veder mi parve un tal difìcio allotta:2
      Poi per lo vento mi ristrinsi retro
      Al Duca mio, che non v’era altra grotta.34
10Già era (e con paura il metto in metro)
      Là, dove l’ombre tutte eran coperte,
      E trasparean come festuca in vetro.
13Altre stanno a giacere, altre stanno erte,5
      Quella col capo, e quella con le piante,
      Altra, com’arco, il collo ai piedi inverte.
16Quando noi fummo fatti tanto avante,
      Che al mio Maestro piacque di mostrarmi
      La creatura ch’ebbe il bel sembiante,

  1. v. 6. C. M. che vento
  2. v. 7. Dificio; ordigno, macchina ingegnosamente costrutta. E.
  3. v. 9. C. M. che non li era
  4. v. 9. Grotta e grotto, adoperati dal popolo toscano a significare ripa. E.
  5. v. 13. C. M. Altre sono a giacere,