Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/900

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856 i n f e r n o   xxxiv. [v. 55-69]

intendere che fosse accidioso oltre al tradimento; Vedi come si storce, e non fa motto; per la pena finge che si storcea, E l’altro è Cassio, che par sì membruto1; nell’altra bocca; cioè pallida: perchè era avaro finge ch’elli fosse con le gambe. Questi due; cioè Bruto e Cassio tradirono Giulio Cesare imperadore: nota è ancora la storia, e però la lascio. E poi Virgilio ammonisce e conforta Dante dello spaccio, ammonendolo del tempo e dicendo: Ma la notte risurge; cioè ritorna, e così mostra che si facesse notte; e per questo pare che una notte et uno di’, infino al principio dell’altra notte, finga l’autore che penasse a cercare l’inferno fino al centro: imperò che da sera entrò nel cammino, come appare2 nel principio del secondo canto; cioè: Lo giorno se n’andava, e l’aer bruno ec.: et ora finge che la notte ritorni, e di sopra nel xx canto mostra che la prima notte fosse passata; e così mostra che stesse una notte et uno di’ infino al principio dell’altra notte, et oramai; cioè oggimai, È da partir; cioè dello inferno, che tutto aven veduto; cioè tutto ciò ch’era dello inferno a vedere in sino al centro della terra. E qui finisce la prima lezione: seguita la seconda.

Come a lui piacque. Questa è la seconda lezione et ultima di questo canto e della prima cantica; nella quale lezione fìnge la sua partita dell’inferno, e dividesi in sei parti: imperò che prima finge il modo, come discese al centro della terra, e come lo passò; nella seconda pone come, passando di là del centro, Virgilio l’ammonisce che si attenga bene, e come lo posoe giù, quivi: Attienti ben ec.; nella terza pone come, vedendo le gambe dello Lucifero, si maraviglia, e come Virgilio lo conforta ad andare più in su, quivi: Io levai li occhi ec.; nella quarta pone com’elli domanda Virgilio, per essere chiaro, quivi: Non era caminata ec.; nella quinta pone la dichiarazione che fa Virgilio, quivi: Et elli a me ec.; nella sesta descrive lo luogo unde uscì della terra, e pervenne di sopra alla terra nell’altro emisperio, quivi: Luogo è là giù ec. Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale la quale è questa.

Come Virgilio m’ebbe ammonito del partire, dice l’autore come detto fu di sopra, io li avvinghiai il collo; et elli, quando li parve tempo e luogo, s’appigliò alle vellute coscie del Lucifero, e di vello in vello discese tra ’l pelo del Lucifero e le croste della ghiaccia che gli erano d’intorno. E quando Virgilio et io fummo3 al principio della coscia ov’ella s’annoda con l’anche, Virgilio con fatica si volse e mise il capo quivi, ove avea li piedi; e voltatosi cominciò ad ap-

  1. Qui sembra che il Poeta abbia confuso C. Cassio con L. Cassio, il primo de’ quali, anzi che pingue, era macilento, secondo la testimonianza di Plutarco. E.
  2. C. M. appare nel canto vigesimo: Lo giorno
  3. C. M. fummo all’ancone della coscia, Virgilio