Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/901

Da Wikisource.
[v. 70-81] c o m m e n t o 857

pigliarsi al pelo del Lucifero e cominciò a salire, onde Dante dice ch’elli si credea ancora tornare nell’inferno. Et allora Virgilio lo conforta, e così confortandolo dice che Virgilio uscì fuori d’un foro d’un sasso e pose Dante a sedere in su l’orlo del buco, e poi passò a lui. Allora dice l’autore che levò li occhi, credendosi vedere lo Lucifero com’elli l’avea veduto prima, et elli vide pure le gambe tenere in su; e dice che s’elli divenne travagliato, pensilo la gente grossa, che non vede quale è quel punto ch’egli avea lasciato. Allora Virgilio lo conforta ch’elli si lievi, considerando che la via era lunga e ’l cammino malvagio, e già era alta mattina; e descrive lo luogo quivi, dove erano, ch’era oscuro et avea mala via e sconcia. E finge che andando, domanda Virgilio delle cose ch’aveano lasciate della ghiaccia del Lucifero, ch’era volta così sottosopra, e della mutazione del tempo, che di là era sera, e quivi ove si truova ora era mattina. A che Virgilio risponde che l’immaginare suo lo ingannò, ch’elli si credea essere di là dal centro della terra, ov’elli s’apprese al vello del Lucifero; et aggiugne a dichiaragione che tanto fu di là, quanto discese, e quando elli si volse allora si passò il centro; e che era giunto nell’altro emisperio, che è opposito a quello che coperchia la gran terra in sul colmo della quale fu crucifisso Cristo; e che era co’ piedi in su quel tondo, che dall’altro lato avea la Giudecca ch’elli avea lasciato; e che non si maravigliasse del tempo: imperò che quivi era da mattina, quando di là era da sera; e che non si maravigliasse del Lucifero che così era fitto, come quando lo vide, e ch’elli cadde col capo dinanzi da quello emisperio; e che la terra che prima di là era fuori dell’acqua, fuggì all’altro emisperio e ricopersesi del mare per paura di lui, e forse che lasciò questo luogo voto, per fuggire il Lucifero e ricorse di là. E poi che à posto la risposta di Virgilio, descrive il luogo onde uscì, dicendo ch’è uno luogo remoto da Belzebub, tanto grande quanto era mestieri a venire alla superficie della terra; e dice che non si vedea per l’oscurità che v’era; ma sentivasi per lo suono d’un’acqua che quivi discendeva1. E per quello buco oscuro finge l’autore che ritornasse fuori della concavità della terra alla superficie per uno buco, che vidono tondo, che mostrava loro la chiarezza del cielo; e per quel buco uscie prima Virgilio e poi Dante, a riveder le stelle della notte: però che allora quivi era notte. E qui finisce lo canto: ora è da vedere il testo coll’allegorie.

C. XXXIV — v. 70-81. In questi quattro ternari l’autor nostro finge che, poi che Virgilio l’avea confortato del partire, elli diede

  1. C. M. discendea per lo buco d’un sasso ch’avea forato quel rivo che qui discendea; e per quel buco