Pagina:Commedia - Inferno (Imola).djvu/28

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XVI INTORNO ALLA VITA ED OPEKE della latina in quei,^iorni universalmente parlata, quantunque storpiata, e senza quasi un’ombra della sua originale formosità. Aggiungi, che la lingua latina era la sola adoperata nelle lezioni universitarie come più alla portata degli uditori da qualunque luogo provenissero. Un ignoto non poteva quindi schiarirsi con altro ignoto. La condizione delle due lingue è adesso cambiata: la italiana è conosciuta universalmente e tocca quasi la perfezione. L’uso della latina non è ora voluto dal bisogno. A misura che la lingua volgare si nobilitò e si estese, altrettanto la lingua del Commento andò in disuso. Fu questo, io penso, il motivo, per cui il Commento non ebbe finora la intera pubblicazione per le stampe, seppure noi furono la troppa mitologia, la filosofia peripatetica, e qualche grammaticale delizia, pei nuovi studi andata totalmente in abbandono. Trascrisse però il Benvenuto molta parte del testo, ed in tal modo aggiunse un pregio al lavoro e per la ortografìa di que’ tempi, e per la più sicura e vera, lezione. Per quante storie, ed archivi tanto patrii che esteri siansi rifrustati non fu possibile trovare notizia dove e quando Benvenuto sia morto, e dove sepolto. In private memorie di alcuni Imolesi dicesi mancato nel 1390, sotto di Wenceslao figlio di Carlo