Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/119

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CANTO I. ^_^ 10. Poi ch'ebbi riposato '1 corpa lasso, Ripresi via per la piaggia diserta, Sì che il piò fermo sempre era'l più basso. 11. Ed ecco, quasi al cominciar dell'erta, Una lojiza leggiera e presta molto. Che di pel maculato era coperta: 12. E non mi si partia d'innanzi al volto; Anzi impediva tanto il mio cammino, Ch' i' fui,, per ritornar, più volte vòlto. 13. Tempo era dal principio del mattino; E '1 sol montava in su con quelle stelle Ch'eran con lui quando l'Amor divino 14. Mosse dapprima quelle cose belle: Sì che a bene sperar m'era cagione Di quella fera alla gaietta pelle, 15. L'ora del tempo e la dolce stagione; Ma non sì che paura non mi desse La vista, ^che m'apparve, d'un leone. jastiliw, vita: iler... devium ducit ad muriem. iO (SLi Corpo. ;Ea , VII: Corpora ' sub V'imis dfponunt arbo'ù alte. (F) Bai^o. D'uomo one snle il pie chH! mu ivtì è sempre più alto fuor chfl nt'ì primo atto del muo vere. Qui signifi'ia che, ven^'Ildo da mate a bene . il dt^sideno si posa tro^/po <uiia m-^mona del passato il. (Li Mcfuiato : di <'olore vario. (SL) Ei er.co- F^mitrli.ìre in Vireilio la cortnA Erc" mile'n — Leggiera. Sl^it , 74: Ejf'enae lynces. Fi-ia liei gr-nere delit^ paniere , li- bidinosa e leggiera Or la iuS'^U'ia, nota il nocca<io , è vizio voiuble. — Coperta .En. , l: Mmitosce te- grhinc lynci^. G^'0^s .III: Lyncei Bac- chi ii'irii^, et genui aae luporma BjiCCO. il D"t de' sensuali pÌH.i-eri. (F) Lonza Per lei intendono anco Firen/i.ktr^leramui«iricpii'or- dini (toliiici e usa. se.'on lo Dinte, a piacer*» con parte guelfa. Pui? , Xi : La rabbia fiorentina, che., ora è putta 42. (Ft Volto. Jer. , V, 6: Confor- tata; &nnt anersi^nes eorum. — VII, '2i : Abiernnl in pravUale cordis sni^ faciique sunt retrorsum , et non in aule. i3. (L) S'ellp.: l'Ari<»t.n. (SL) MiHino. Della scesa d'E- nea (/E'i. , Vh: Primi sub lumina salii. — S Ve Par , l — Te'ii)o. .E I , II : Tempus eral quo pri^na quiei 44 (L) Mosie: creò — Beile: celesii. —Sparar di prender la fie- ra. — A'ia : 'la'h, (^L) BJic. laf., XVI: Le bilie s'elle Geur^r .11: T'Hr magnus afe- b U Qrbis... Cit 'i primum (quandi» .. da pnmd) lace-n pecudes hawieie.. I>nniisi'teqne leva' «ifri< , et tidera ca^lo— Alla. Inf , XVl : Lonzi alla pdle iitpinta. lo quel canto egli dice che voleva con una corda prender la lonza: la nelle dunque di lei non poteva con U bePezza ispirargli spe- ranza (jOsì Pietro e il Bocciacelo. (F- Mo<<e. Dinte , Kime (di Dio): Chi ihOìSe V uni ver so . Cn-a-. zione è moto . e moto è creazione , se'-onlo Platone e san Tomm tso E Il M-ilebi anche dice chf> soU 1' idea di Do l'Uó far chiara l'idea del moto. 13. (L) Ora : il mattino. — • Sta- gione : la primavera.