Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/126

Da Wikisource.

12 INFERNO IL VELTRO. CANE DELLA SCALA, E GLI ALTRI IN CUI DANTE SPERAVA. A conoscere le intenzioni di Dante, giova raccogliere i giudizi i sparsi eh' e' fa dogli uomini e delle cose, e tra sé raiTrontarli, senza tema che ne venga detrimento alla fama del Poeta, o offesa alle opinioni nostre, perchè il vero é onorevole ed utile sopra ogni cosa. Dante che dislingue il Barbarossa (1), così come Augusto (2), col nome di bnonn, e tocca dell'eccidio di Milano senza mai rammentare la seguente vittoria; Dante che reca Pisistrato, l'avveduto usurpatore della libertà d'Alene, come esempio di mansuetudine, accanto a Maria Vergine e a Stefano protomartire (3) ; Dante che esalia Cesare distrug- gitore della Repubblica, e chiama Federico degno d' onore (4), né lo colloca in Inferno (3); se non per quell'amore d'equità che gli fa avere tanta riverenza al Rusticucci e a Brunetto, aFarinata ed al Mosca, uo- mini, secondo lui, degni, ma posti tra le anime più nere (6); Dante che ragiona con tanta pietà di Mnnfre'di e della sua ca>a, con tutto che confessi orribili i peccati di lui (7): aveva intorno alle sorli d'I- talia opinioni e desideri! dilTerenti da que' che taluni al tempo nostro gli danno. Le due sue maggiori speranze furono Cane della Scala vi- cario dell' Impero, uomo v;iloroso ma luti' altro elio puro; e Arri- go Vii, principe non so s'io dica mansueto con qualche condimento di crudeltà, o fiero e tenace con qualche moto di bontà e di giustizia , ma certamfiìte inuguale alla grande impresa (\\ cavalcare, coma \)Ar\\c, voleva, la fiera iiulomita, e al pio uffizio di far da balia all'intlocile fantolino (8). Le minori speranze di Dante erano poste in Carlo Mar- tello nella ca-^a Malas[)ina, in qtiella da Polenta, e certamente anche in Ug'icciono d^•lla Fasiriuola, massime dopo la battaglia di Monteca- tini, ancnr-hè nonio nomini mai, né lo additi con segno chiaro. Vero è che il Poeta talvolta sì compiace d'adombrare le cose, anziché di- segnarle; ma se la sua stima e P a (Tello a Ug'iccione erano tali quali richiedeva l'alta speranza in lui posta, non li avrebbe cosi cauta- mente velati, egli che dello Scaligero dice espressamente tanto nota- bili cose. Cane della Scala è chiamato Calulns in una profezia dì Michele Scoto, notata da Giovanni Vil'ani; al qual Cane il Poeta indirizzò il Paradiso con lettera dov'è resa ragione dell'intero poema. Di lui parla nel XVII del Paradiso e n'augura Ci)se incredibili a quaglino stessi che le vedranno. (1) Pnrg, XIX. (5) Inf., X. (2^ h.r., I. (6) l.if., VI, XV, XVI, XXVIIl. (3)Puig., Xf. , {7)Purg., Ili, MI; Inf., XXVIIl. (4) Inf., XIII. (8) Purg., VI; Par., XXX.