Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/133

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CANTO II. 17 15. — Se io ho ben la tua parola intesa (Rispose del magnanimo quell'Ombra), L'anima tua è da viltate olì'esa^ 16. La qua! molte fiate V uomo ingombra, Sì che d'onrata impresa lo rivolve, Come falso veder bestia quand' ombra. 17. Da questa tema acciò che tu ti solve. Dirotti perch' i' venni, e quel che 'ntesi Nel primo punto che di to mi dolve. 18. Io era tra color che son sospesi ; E Donna mi chiamò beata e bella, Tal ohe di comandare io la richiesi. 19. Lucevan gli occhi suoi più che la stella ; E cominciommi a dir soave e piana Con angelica voce in sua fovella: 20. « anima cortese mantovana, » Di cui la fama ancor nel mondo dura, » E durerà, quanto '1 moto, lontana; Tosta. Ma. , XII : Incwptum su- itum. <5. (L) D4 : Virgilio. i-L) Mi guani 0,0. y\T\\ì t nota l'Ottimo, conirai la alla pusillanimità da cui D^n'e era preso 16. (L) Onrata : onorata. — Om- bra : ad umbra (SD Owfera Novellino, XXXVI: Pungea V unno , credendo che om- brasse. 47 (L) Solve: sciolga. — Dolve. dolse ebbi l'ieià. (SL Solfe. Bucol., IV: Solvcnt fortniaine. 18. <L) Co'or: nel limbo, fra cielo e inferno. — Richieii : dissi, coman- dami. {¥) Beata Dice nel Convlvioche, dacché liealrn^e era mort •, e' la ri- guardava come la sainema tehcis- stma e iuprema. E altrove : Beatrice beota. 19. (L) Piana: del tono. (^L) Sfdiiu. Ola stella mattutina, il sole che i Greci chiamsvano ostro, e i trecentisti stella : e Dante : La bella stella che 'i temf:o niisura. E stellone, dicesi in To>icafia luiuvia un Sul cocente La stella ytio disse altrove ppr una stella, o por le Dante. Infermo. stelle. Turbar lo sole ed apparir la stilla. - Li nostri occhi. . Chiaman la della ta^ot tenebiosa G Guinic : L'I luceme stella Diana, Che appare anzi che il giorno tenda albore — Piina. àlbertano: Con pinne pa- role e con soo»t mi luo' induce' e... Dante, R me : Quanto piani. Soavi e dolci ver me si levai o (gli occhi dì finatricp) 20. (Lt Moto: creazione. — Lon- tana ' lunqra, continua. (SL) Lontana. e verbo, come VDO e il Boccaccio, e vale: quanto il molo procede e si prolunga nello spa7io e nel tempo; o meglio, è nome, e vale : durerà lunga e pe- renne quanto la creazione di questo un'Vei.so Lonton aigiuvo, per lung-j (Par, XV, 49, E Fr. da Barb.: lou- tane cure, ^.er lunghe. Anon.: Lunga nominanza (F)Moto. y Inf.,I: Arlslot. Fis : Tevipus est numerus motus Platone afferma, il moto non potere aver principio se non da forza la quale si muova da sé. Co>-i s. Tommaso (Sem ): Il moto e il tempo hunno quantità e cfìul nvilà dalla gran- aezza sopra la quale passati molo, iiccome è detto nella lisic