Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/158

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40 INPERNO 24. Di langi v'eravamo ancora un poco, Ma non sì ch'io non discernessi in parte, Che orrevol ^ente possedea quel loco. 25. — tu 'cfì onori ogni scienza ed arte, Questi chi son, ch'hanno cotanta orranza Che dal modo degli altri li diparte? — 26. E quegli a me: — L'onrata nominanza Che di lor suona su nella tua vita, Grazia acquista nel ciel, che sì gli avanza. — 27. Intanto voce fu per me udita: — Onorate l'altissimo poeta: L'Ombra sua torna, ch'era dipartita. — 28. Poi che la voce fu restata e queta. Vidi quattro grand' Ombre a noi venire : Sembianza avevan né trista nò lieta. 29. Lo buon maestro cominciò a dire : — Mira colui con quella spada in mano, Che vien dinnanzi a' tre sì come sire. ,30. Quegli è Omero, poeta sovrano ; 1/ altro è Orazio satiro, che viene: Ovidio è'I terzo; e l' ultimo è Lucano. vinci per vincolile pm sopra, cerchio in Rainj, nudila eit. JE.a , III: Gè- che V abisso cigne Le leni^bre ciT' on- ìtiitu> . "untur. davano il fuocu: o il fuoco vinceva 28 iL) QaeU: cessata la voce , le tenebre. queto il su'wi.» di lei. (F) Tenebre. In altro senso, (SL) Ombre Son quésti i poeti Sap., XVII, 20 XVlll liEidera- che a Dante parevano sommi Omero no a sé più gravi delle tenebre. Mjk al suo tempo era noto(Viia Nuova), a' santi tuoi era grandissima luce. e anche Armannino lo olia (Pelli, 2i. (L) Of-reoole: onoievole pag 8"> e seg.). Notissimi gli altri, (SL) Di^cerncssi. A taluno che e Dante li studiava con cura: i quali ne vedeva, o alia forma del nobil (dice di lo'O) l'amica solitudine in- castello — Possedea. Stat.: Posses- vita a visilare. saque manUms arva. tF) Ne trista,, perchè non in- 25 (L) Tu, Virgilio. >— Orranza: felici affitio: non lieta, perchè senza onoranza speranza. Innulire è propria della (F) Onori. La filosofia morale sapienza questa temperie d'afTeiii. e la naturala-, spinerà il B.>c-accin; D»nie è più «'Oiiese a' poeti non ori- la teoria e la pratica, l'Oiltmo Qui siiani che a' Santi non ah'bellini, Virgilio è come sanbolo della sa- Au-^ , de Giv D.^i, XIV 26: Nell'uo- pienz'. umana. AMiimenU la lode mo eiusio mhil triste, mhil imma- sarebbe smodata. Ma siii^nza era al- ni er laetwn lora la stessa roesia: così lOnimo 29 iL) Sire: signore. 26 (L) Onr«ta; oiiwrata. — iVef/a; 30. (L) ii^i/tro: satirico. nel mondo. — Avanza: distingue. (SLj Satiro. Lo nomina nella 27. (L) Per; da. — l'Ombra: V ir- Volgare Eloquenza. Nel Convivio gllio. cita Orazio, e chiama SUiro nobile (SL) Udita. Mallh., Il, 18: Vox Giov«nalo; e anco 1 Latini satyrus,