Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/175

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CANTO V. Più fondo è l'inferno, più i do- lóri sì condensano , e , come suole delia materia condensata , §i fanno più forti. Mi la lussuria viene prima, cioè meno rea della gola e dell'ava- rizia : e così é . finché non s'am- mogli, come accade , con altri opc- cali più turpi. La bufera è dipinta come da uomo che lìa vedute tem- peste del cìpIo e dell'acqn»», e pro- vate tempeste dell' anima. Quel farli bestemmiare suU' orlo della rovina è, come nella stretta finale delle musiche, cosa potente. Il porre Bi- done tra Semiramide e Cleopatra è giudizio di quella severa equità che piaceva al poeta esercitare anco con- tro sé stesso ; e qui per vprn non mi pare equità. Il verso Piefà mi vin<e. e fui quaH smarrito, mi suona de' più belli del canto , perchè è confessione e giudìzio de' falli suol proprii.