Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/184

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64 INFERNO 34. Si trapassammo per sozza mistura Dell'ombre e della pioggia, a passi lenti; Toccando un poco la vita futura. 35. Perch'io dissi: — Maestro, esti tormenti Crescerann' ei dopo la gran sentenza , fìen minori, o saran sì cocenti? 36. Ed egli a me: — Ritorna a tua scienza, Che vuol, quantQ la cosa è più perfetta, Più sente il bene, e così la doglienza. 37. Tuttoché questa gente maladetta In vera perfezion giammai non vada; Di là più, che di qua, essere aspetta. — 38. Noi aggirammo a tondo quella strada. Parlando più assai eh' i' non ridico. Venimmo al punto dove si digrada: Quivi trovammo Pluto, il gran nemico. 3 4. (L) Sì : co=;i. ^ La : questione della vita futura (SLi Ombre. Star. : Per nm~ hrai £>■ cnliunnle^ umbrarum exa- mine campos Calia insieaie ie ani- me e il r^ngo ; per dimostrale la viltà di q'!**! vizli). [F) Falara Som., 2, 1, 106: Della lito, futura. 35 {Lì Pei eh' .-onde. --J?s<t: questi tormenti d' mf^^rno. (F) Senienza. Bern., de trans. S. Malach.: È definita, ma non an- cor promulgata, la sentenzi. 36. (L) Tua Anco la scienza uma- na io inten.ie — DugHenza: dolore. (H") Scienza, Aristotele (de Ani- ma) dice cnrt l'anima in corpo più perfetto m^fflio cono-^ce : In corpo cui aliuuio orerano m^^cl^i, manco è l'intenderp. Greg., Dial.. IV, 28

^7. (L) Di là ri^\ giudizio : dopo.

(F) Perfezion S'»m. : La bea- Ui.uiine. è bene perfeiln. co't'e è pio- valo nd primo deW E'iC'i, il che non sarebbe se Vuomo non si peftezionnse per easa in tutte sue parli. - L'ani- ma senza corpo non ha perfezione (linttwa — Appella .">om .: Sic- co'ne tra' beati sarà pfrfet'is sima ca- ri' à . coi t> a dannati perteUiisimo adii). Ce àn"•.n^^ n»^! male uni certa P'^rfe/iune, onte neliaSimm^: Per- fezione dell'ira E altrove: La bea- titilline deW oni'fia ridonderà nel corpo 4 che anch' e- <o po>>e'i'* ta propri * perfezione. - Del corpo è ul- tinnì periezione congitingersi alla natura <piiitaale. - Ogni ente appe- lince l'I propii'i perfezione . cioè il bene perfetto , che si'i complemento dell'essere di lui - Della perfezione dono il giudizio, vedi Sum Suopl.. 8, 5. [S. Agost. : Quando seguirà la risurrezione della carne, e t gnudii de buoni e i tormenti deHridi saranno maggiori.] 38. (L) Si si scende al quarto cen;hio. — Plato: dio delle ric- cliezze (SD Aggirammo Dopo parlato «on Ci t eco, non andarono per mezzo il cercho, ma sull'orlo.— Gran. A^j(ì., Vi : Ditis magni. Raccoglie nei primi versi del canto sfosjhi iracondi che poi gli abbonde- la pietà degli amanti: poi fa vedere ranno. Da ultimo una questione teo- e sentire il tormento seguente. Il logica; acciocché sin dal principio colloquio con Ciacco è rimesso, senza dell' Inferno presentiscasi 11 Paradiso, grandi bellezze , ma senza quegli Canto V i Inferao Terzina 2. CANTO VI. 65 LA PARTE SELVAGGIA. Parte bianca é cosi chiamata anche da Giovanni Villani perché co- mandata da Vieri de'Cerchi, venuto di Val di Kievole, il quale com- batté in Gampaldino insieme eoa Dante nel 1289 (1), e sin dal 1291 era avverso ai Donati nobilissirtii (2). La casa Cerchi, detta da Ben- venuto Rustica e proterva, venne dalla Pieve d'Acone; nobiltà nuova e disprezzata da Dante (3). Ricchissimi mercatanti, che la loro com- pagnia era delle maggiori del mondo; morbidi, salvatichi, e ingrati, come gente venuta, in picciol tem[io, in grande stalo e potere. Corso Donati chiamava Vieri de' Cerchi 1' asino di porta, perch'era uomo bellissimo, ma di poca malìzia né di bel parlare (4). » Salvatico in antico chiamavasi ogni uomo nemico di civile uguaglianza. Salvatichi l'Ottimo chiama i tiranni. Ma perché meglio comprendasi la consonanza che è ne' concetti e nelle imagini e sin nelle parole di questo Poeta, consonanza tra loro e con la tradizione e con la storia de' tempi, giova raccogliere da' luo- ghi varii del poema i significati ch'egli da manifesti alle voci selva ^ de^rto, villano, coltura, frutto, giardino, e apparrà chiaro come sotto il velo de' versi suoi si nasconda non solo un'Idea politica, ma e ci- vile e morale che tutte sono dalla religiosa abbracciate. Cammin Silvestro è a lui quel d'Inferno là suU' entrare e là nella bolgia de' barattieri ove selva