Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/199

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ANTO VII. 77 GLI AVARI E 1 PRODIGHI. GLI ACCIDIOSI, GL'IRACONDI, GL'INVIDIOSI. Vede il poeta qui troppa più gente che altrove, perchè 1' avarizia é la lupa Che più che tutte le altre bestie ha preda (l). E similmente in Virgilio: Aat qui dioitiis soli incubuére repertis, Ncc partem po- suere suis : quce maxima turba est 2.. Il supplizio del volgere sassi é pure in Virgilio: Saxum ingens volvunt alii (3 , ch'egli tolse da Sisifo: e Dante forse da Virgilio tolse l' imagine del farglieli volgere a forza di petto; che gli a\rà dato negli occhi il divitiis incubuére, mo^lo potente il quale ^i rincontra anco nel II delle Georgiche : i on- dit opes alius , di'fossoque incubat auro Ivi stesso Virgilio chiama avaro Acheronte, ma nel-senso, cred' io, d'avido divoraiore di vite, che Dante avrà preso alla lettera, e però messo Pluto , il dio della ricchezza, alla soglia di questo luogo, e poi confitti nella palude stigia altri rei, la qua! palade circonda 1' Inferno virgiliano con ben nove giri. Sapiente 1' idea del mettere alla medesima pena gli avari e i pro- dighi, come son anco nel Purgatorio t4); che la prodigalità non é forse men dispregevole dell'avarizia e a molli vizii é ministra. Il pro- digo per aver che gettare commette le indegnità dell'avaro Nel Con- vivio rimprovera ai principi italiani la prodigalità e 1' ingordigia, del pari sfacciate. E san Tommaso anch'esso mette accanto alla prodiga- lità l'avarizia i5'. Men facile a dichiarare e meno osservato è quel che spetta all'ac- cidia; Pietro c'insegna che la palude stigia è dal Poeta destinata non solo agl'iracondi, ma agli accidiosi, agi' invidiosi, ai superbi. Né po- teva dedurlo tanto da' versi quanto dalla viva \oce di quello : il quale, nominando gl'iracondi, adopera la parola accidioso, e nel Canto se- guente parla degli orgogliosi quivi entro sepolti ; ma degl' invidi non fa cenno chiaro. D'altra parte noi vediamo nel Purgatorio espiarsi e la superbia, e l'accidia, e l'iuvidia: verisimile é dunque che il Poeta abbia voluto ponerle altresì nell' Inferno. Certo 1' invidia da lui rim- proverata a' suoi concittadini sovente, meritava una pena. S'aggiunga che accidia negli antichi non ha solamente senso d' inerzia al bene , ma d'ogni non buona tristezza e d'ogni malinconia maligna, e però può comprendere anco l' invidia iraconda. E il Nostro colloca 1' invi- dia accidiosa al disotto, come Aristotele giudica gli accidiosi più col- pevoli desi' iracondi. Né paia strano eh' e' ponga a marcire insieme i tre vizii, perchè tutti spesso vengono da ira, e son fomite d'ira. Onde può dirsi che il quarto cerchio contenga soli gì' iracondi, in più specie, ma confusi insieme nel fango, per la viltà di quell’ira ch'egli (1 Purg., XX. (4) Purg., XXI e XXII. (2) ;Eu., VI. (5) Som., 2, 2, 9, 115, H9. (3) Ma., VI.