Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/207

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CANTO Vili. 88 11. Mentre noi correvam la morta gora, Dinnanzi mi si fece un, pien di fango, E disse: — Chi se'tu, che vieni anzi ora? — 12. Ed io a lui: — S'i' vegno, non rimango. Ma tu chi s^, che sì se* fatto bratto? — Rispose: — Vedi, che son un che piango. — 13. Ed io a lui : — Con piangere e con lutto, Spirito maledetto ti rimani : Ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto. 14. Allora stese al legno ambe le mani ; Perchè '1 maestro accorto lo sospinse. Dicendo : — Via costà con gli altri cani. — 15. Lo collo poi con le braccia mi cinse, Baciommi'l volto, e disse: — Alma sdegnosa, Benedetta colei che 'n te s'incinse! 16. Que' fu al mondo persona orgogliosa: Bontà non è che sua memoria fregi; Così, s'è l'ombra sua qui furiosa. 17. Quanti si tengon or lassù gran regi. Che qui staranno come porci in brago, Di sé lasciando orribili dispregi ! — 11. (L) Ora; tempo. Pnrg., XIV: BofoU... Ringhiosi più. (SD Coìrevam. JEn., V: yE- che non chiede lor possa 1 Gtiibel- quora curio. — Morta. H'ir. Carni., Imi in Firenze chiamavano 1 oopo- U, 44: Flumine languido Cocylus er- lani cani del popolo. Bisil. : Gl'ira- rans. — Anzi Mostra di credere che condi tw/nniwo a gui-^a di cani. un giorno quel vivo verrebbe In Io- 43 < Si.) Collo. lEn ^11: Collodare ferno davvero. E anche perciò Dan- brachia circum. — Slegnosa. Ha qui te ijsMondH cruvioso. ~ nob ' setisd : che non desina il male. 12 (L) Rimango in Inferno. — Benedplia Rammenta s. Luca (SLi Ve-i Non vool dire il (XI. 27): Beato il ventre che ti portò. nome. Indizio d'uum vile, secondo — Te. Tunoia In T'-sc^na: essere Dante (Inf . XXXIl), e di dispettoso, nel pti-^-o. nel terzo figliuolo. 13. (L» Ancor ch^^. — Sie: sii. 16. (L) Qup'.- Qaegij. — Coii. Però: (>L) Ancor Usava anco in prò- itaque — S' tì'empilivo. sa. Omettere il che piace al popolo (F) Funata. BhhI : Molti di- vlvenie toscano tennero paaroni di coloro dai quali 14. (L) Ambe: per ribaltarlo. — erano stali offesi; ma per essersi Perche: onde. vH».enle po»(a't, ninn no'ne di gè (SL) Artibe. Era (dice il Boc- lasciarono a' iti^cendenH. Suli quelli caccio) uomo grande e nerboruto e che seppero affienare lo suegno, la

  • OTle. vr-cinoiia loro all'immortalila con-

(F) Via. Prov., XXII, 24. 25: sacrarono Non camminare con Vuomo furioso ; 17. (L) Brago: fango. — Dispregi: non forse tu impari le vi& sue. — nel mondo. Cani. De' cani la rabbia Impotente. (F) Brago : Hor. Ep. , I, 2 : Vi-