Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/214

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sione. Tommaso con quell’acume ^severo e insieme indulgente che é proprio del grande intelletto congiunto ad anima grande, confessando pur ditììcile il non mescolare passione d' ira allo sdegno, afferma tut- tavia essere nello sdegno una parte buona. L' ira giusta^ anco che iti qualche modo impedisca il giudizio della ragione , non però toglie la rettitudine d'essa ragione (1). Salomone dello sdegno fa debito e me- dicina laddove dice: Migliore è l'ira che il riso: che per la mestizia del colto correggesi l'animo dell'errante (2;. Parole illustrate dal Grì- sostomo sapientemente: Se sdegno non ci sia, né la dottrina fa prò, né i giudizii stanno, né le ingiustizie raffrenansi 3 .■ Chi non si sdegna quando n'ha cagione, pecca; perchè la pazienza irragionevole -Semina vizii, nutrica la negligenza, e non solo i cattivi incita al male, ma i buoni altresì. La Somma poi determinando con l'usala preci- sione: Trovasi male in alcuna passione secondo la quantità di lei, cioè soprabbondanza o difetto. Così può nell' ira trovarsi male quando taluno si sdegna più o meno della retta ragione. Ma chi si sdegna secondo la ragione retta, allora lo sdegno è laudabile. Se, però, altri appetisce che facciasi vendetta, a ogni modo, .contro l'ordine della ra- gione, come punire chi non ha meritato, o oltre a quanl'ha meritato, non secondo il legittimo ordine o non per il fine debito , che è la conservazione della giustizia e la correzione della colpa, l'appetito dell'ira sarà vizioso (4). Così svolge il Cristiano la sentenza arida del Pagano : L'adirarsi in tale o tal modo è ora lode, ora biasimo (5). Salomone aveva già detto : quando cadrà il nemico tuo non godere (6). Se Dante gode dello strazio desiderato di quell'Argenti che era della schiatta Adimari, suo tracolante vile nemico, è da credere che ne goda pur come di cosa conforme alla giustizia suprema. Ciò nondimeno sarà più sicura cosa, massime quando si tratta d' ingiuria propria e non della patria, attenersi ai consigli evangelici della carità generosa. Ogni ira.... e indignazione sia tolta da voi {1 k E Gregorio e' insegna che V indignazione dello zelo, anche santo , turba l' occhio della ra- gione ; e Tommaso , con quella conoscenza profonda del cuore che viene dalla meditazione virtuosa: La vendetta si appetisce sotto colore del giusto o deironesto che alletta con la sua dignità *S<. E il detto dei Savio : In multa sapienza molta indegnazione , è da credere sia piuttosto osservazione del fatto che lode. Certo è che in Dante lo sde- gno trascese talvolta, massime negli ultimi anni della infelice sua vita, all' ira fiera e alla rabbia. Senonchè negl' imitatori di lui 1' af- fettazione dell' ira è cosa imbecille. E frantendono anche il linguaggio del Poeta, dacché in lui vendetta non suona ultio, ma vindicta, e cor- risponde a rivendicazione, a pena giudicata e ordinata. Pena valeva l'effetto del male che sugli slessi colpevoli si ritorce (9). Similmente ira ha nel linguaggio di Dante senso più mite che nel moderno, ap- punto come ne' Salmi dove la voce ebraica significa naso, la quale fi- gura ai Latini denotava giudizio purgalo e schizzinoso, e però so- vente sdegno^^o o schernevole. Cosi nella medesima imagine dalle v^- rie lingue e civiltà troviamo congiunte le idee di giudizio e di passione, di sdegno e di spregio, di coscienza retta e di gusto delicato UO;. (i) Som., 2, 2, 158. serbare a Din, secondo quello del Deu- (21 Ei'cl.,' n'|I,'4. tcrniìoittù) (XXXII, àò): «Hlmè laven- (u) Luo^'o cit.' della.» Bill Dante (Iiif,VII), Michele (4) Som", 2, 2, 158. f« ven. letta cl.gli Angeli.- La morte di (5) Arisi. Et. Gtsù Cristo è veiitlclla del primo pec- {6) Prov.,XXIV, 17. cato^ veiidelta poi vendicata sopra gli (7) Ad Eph., IV, 31. uccisori di- lui (Par., VII). (8) Som., 2, 2, 158. (1^) Emuncla: naris. - ISaso suspen- (9) Così s. Tommaso : La vendetta è da deve adunco. E altri simili nell'italiano.