Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/227

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CANTO IX. 101 uno sguardo ai nemici del giusto quando mirano ad arrestarci in cammino. Ma l'interpretazione morale non si può rigettare dacché neU'VIIl del Purgatorio abbiamo un passo tutto somigliante, e con i'avvsrtimento medesimo, inserito come qui, nella narrazione in guisa di nota: Agvzza qui, lettor ^ ben gli occhi al vero; ChèH velo è ora ben tanto sottile. Certo, che'l trapassar dentro è leggiero. E il ser- pente s'atTaccia alla valle, e due Angeli scendono per fugarlo. Là due Angeli per custodire il ricetto de' giusti, qui un Angelo per aprire a un giusto il ricetto degli empii: là viene il demonio come biscia ; qui d'innanzi all'Angelo le anime fuggono come rane d'innanzi a biscia. Ognun vede qual delle due similitudini sia la più appropriata. Cecco d'Ascoli miseramente si fa beffe di questo passo nella Acerba sua: Qui non si cantei al modo delle rane; Qui non si canta al modo del Poeta Che finge imaginando cose strane. Ma Dante con le sue cose strane rimane sempre Poeta, e Cecco sempre Cecco. Un altro France- sco, e ben più illustre, biasimava l'Allighìeri imitafidolo; di che gli si doleva riverentemente il Boccaccio amico: né cagioni a censura ìerlamenle mancavano, ma le ragioni dell'ammirare erano molte più.