Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/289

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CANTO XIV. 15T è, insieme con l'Italia, una delle origini della gente troiana, cioè a dire, da ultimo, dell'impero di Roma. E la chiama cosa vieta, per in- dicare l'origine tenebrosa de' primi secoli, e forse la dimenticanza delle vere origini della buona monarchia, in Plutarco II tempo è Dio sotlerraneo e terrestre. In Daniele (1) la statua veduta da Nabuccodo- nosor è- dichiarata cosi: Quella statua grayide e alta stava di contro a te... Il capo di questa statua era d' oro fine ; il petto e le braccia d'argento puro; il ventre e le coscio di rame; le gambe di ferro; de' piedi una parte era di ferro, e una di coccio... Tu sei la testa d'oro; dopo te sorgerà un regno minore del tuo, d'argento... e 'l quarto re- gno sarà come ferreo. La statua riposa più sul piede che é dì terra cotta, che non su quel di ferro, a denotare la caducità della grandezza umana e la fallacia delle umane voglie ; e questo è dichiarc^zione a quel verso del primo canto : Sì che 'l pie fermo sempre era 'l più basso. Il vecchio tien volte le spalle a Damiata , e guarda a Roma siccome a suo specchio: e Creta è in linea retta ira Darniala d'Egitto e Roma. Nota il Costa af^cennarsi alla monarchia egizia e al romano impero. I più intendono l';intica idolatrica civiltà, e per Roma il cen- tro del mondo no\p|lo. Niella statua in cui Daniele ligura gl'imperi doi mondo antico, [).in3 vuole rappre-jontarf» non solo le eia del mon- do civile , ma si gli stali dt^l mondo morale e le varie nature degli uomini : santi, buoni, men buor\i , cattivi , possimi , e vili. Congiun- gendo l'Idea biblica con la tr;idi/Jone mitologica dflle quattro età del mondo da Ovidio descritte, congesrna l'imagine simbolica dell' umana vita, e fors'anf"0, siccome vuole il Costa, del progresso dei go' erni monarchici. Questo canto dimostra, maglio d'ogni altro, con quali fini accoppiasse Dante nel suo poema la mitologica con la storica tradi- zione. E' liiiuardava quella come simbolo della verità slessa, come deposito delle antiche dottrine del genere umano. E si compiaceva in quegli autori, principalmente poeti o tiloson , che facevano dalla fa- vola trasparire le sembianze del vero. Qui cade quello che dice del Poeta il Boccaccio: Famigliarissimo divenne di Vii gilioj d'Orazio, di Ovidio, di Stazio e di ciascun altro poeta famoso. La fessura onde è rotta ciascuna par'e della statua, salvo il capo dell'oro, denota la perduta integrità dell'umana innocenza; che ap- punto siccome integro vale puro; e .mno agli antichi Toscani e a' pre- senti e nel regno di Napoli vale intero; così rotto e corrotto dicono il peggiorare dell'anima. Ed è bello presentare i vizi! e i peccali come un rivo di lagrime, la quali corrono a tormentare i dannali; come dire che il male é pena a sé stesso. Boezio: Improbis uequitia ipsa supplicium est 2). Per Acheronte tragittano le anime : passano, cioè, per quel Piume di lagrime che dai loro vizìi derjva: Stige è tormento agl'iracondi e ad altri ; Flegetonte, a' tiranni. Esce dalla selva o tra- versa l'arena, e va in fondo all'abisso l'aequa che fa Cocito. Com'è, si dirà, che le lagrime accolte facci;ino qua tro fiumi, uno de' quali ha colore sansuigno? Forse la natura del girone é tale da render sanguigna l'acqua che scorre jier esso. Ma di questo non dà ragione il Poeta. Quello che taluno po'rebbe alTermare si è. che di questo fiume, il qual viene dalla terra, gli fosse ispirata .1' idea anco da quell’Eri- dano che scende qeir Eliso, e che Virgilio ^3; dipinge: Inter odora- {\)\,Z\. 32,33, 3S. 39, 40. gcthonquc ci Slyx ; ma svolto qui da (2) IV , 3. Il germe è nel verso di maestro. Slazioy(Theb., VII): i4s«,v<«ttf lacri- (3) /En., VI, mis atatie igne tumentes CocytuSf Phh*