Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/313

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CANTO XVI. 177 10. -^ E se miseria d'esto loco sollo Rende in dispetto noi e' nostri preghi (Cominciò l' uno), e '1 tìnto aspetto e brollo ; 11. La fama nostra il tuo animo pieghi A dirne chi tu se', che i vivi piedi Così sicuro per io 'nferno freghi. 1?. Questi, l'orme di cui pestar mi vedi, Tuttoché nudo e dipelato vada, Fu di grado maggior che tu non credi. 13. Nepote fu della buona Gualdrada; Guidoguerra ebbe nome: ed in sua vita Fece col senno assai e con la spada, 14. L'altro, che appresso me la rena trita, É Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce Nel mondo su dovrebbe esser gradita. stare mai fermi; se no Kiaf^erebbero cent'anni immsbili soito il fuoco, co- me i dispregiatori di Dio : onde, non potando f'amminare innanzi per par- lare col Poeta, si fermano, e pur si muovono, si muovono in tondo per- chè l'orlo dpl cerchio era vi(^ino, né avrebbero potuto seguitar Dante a lun- go , andando diritto; né tutti e tre parlargli, come bramavano a Inngo. 10. (L) E se: sebben*^ — Sollo: cedevo!"! , arenoso. — Rcniìe : ci fa essere disprezzati. — Biotto: scorti- calo dal fnow. (SLt B'OÌIo. Inf., XXXIV: La schicm Riniunei della pelle tutta l}rulia n. (SL) PieQhi. Mn.y XH: Haud quaquau aictis... flectiinr. Eaiuove più volte. — Freghi. Era vivo e cal- cava più sul terreno; molto più, poi, andando sul duro margine. Le dif- ferenze tra l'essere di corno vivo e d'ombra, le vedemmo nfl III e nel- rvill e nel Xll dell'Inferno, e le vedrpHio snvpnte. <2. (L) Dipelato: dal fnofo. (F) Nulo. Ani'o ppr dfnotarp e punire il vizio svergognato Is , IH, 9 : Pecciitum sìiui qwi i Sodon.a prae - dicncerunl, nec abacomerunt ■13. (sL) Gnaldra-la Figlia di Rei- lincione Berli , nominato nel XV e Dante. Inferno^ - nel XVI del Paradiso.'Ottone IV, sul principio del secolo XII venuto in Firenze, in una festa data nella cat- tedrale, motteggiò dì volerla baciare ; quf^lla rispose, né egli né altri il fa- r^'bbe che suo marito non fosse : onde Ottone ne f^-ce stima e la maritò al conte Guido, uno de' suoi baroni, di cui nacque Buggeri e di lui Guido- guerra. Gitone gli diede in signoria il Casentino. — Guido. Dall'opere, dice r Anonimo, ebbe soprannome di Guerra. Gf n quattrocento de' Guelfi usciti di Firenze fece compita la gran battaglia dell'Angioino contro Man- fredi e rilevò il' Firenze parte guelfa, che nel 1267 potè rientrarvi. Esnlecon Gu'dnguerra era il padre di Dante. — Senno. Ariosto: Col senno e con la lancia. Tasso: Molto egli «prò col senno e colla mano. 14. (L) Appresso : dopo. — Voce di pace. (SL) rrt/a.iEn., V: Cnlcemque ferii jam calce Diores — Tegghiaio. Degli Adimari, famiglia nemica al Poeta Te-gghiaio snonsigliò la batta- glia ronlro i Senesi e gli usciti Ghi- bf llini, ma non fu asr^oltato, e ne se- gui la gran rolla di Montaperti. Fa- rinata, il Ghibellino vincitore, e Teg- ghiaio, il Guelfo costante, ambedue con encoailo li rammenta il Poeta. 12