Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/33

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vita di dante. xxv

in quattro mesi condannato con altri a grave multa; e, se non pagava, guasti e confiscati i beni, e due anni frattanto in esilio per il ben della pace; e nell’ultima condanna, s’e’ torna, bruciato. Che calunniosa fosse l’accusa di baratteria, superfluo accennarlo: nessuno de’ suoi nemici la osò sostenere. Il Papa mandò di nuovo paciere il cardinale di Acquasparta: ma, i Neri negando raccomunare gli offizi, la città tu da esso interdetta.

Da Roma giunto a Siena, riseppe Dante meglio le nuove vicende, e della casa sua arsa, ch’egli aveva onorevole in Porta San Piero presso i Portinari, i Cerchi, i Donati; e de’ terreni guasti in pian di Ripoli e altrove. Ebbe compagno nell’esilio il padre di Francesco Petrarca, nato nell’esilio appunto, e nel fornire d’una spedizione disavventurata. Degli altri compagni ebbe a dolersi, e forse troppo severamente, come di stolta compagnia e di malvagia. Forse i difetti loro erano vizii immedicabili della parte. Ma Dante in mezzo ad essi rimane quasi solitario; pellegrino scrittore, ardente d’odio, ma puro di cupidigia, innamorato di una sua ideale giustizia, difficilmente applicabile a’ tempi, ma che de’ tempi ritraeva in parte gli errori e le antiche calamità dell’Italia.

Scacciati dalla guelfa Siena, sorretti da alcuni signori e da qualche città, i fuorusciti crearono un loro nuovo reggimento, del quale era Dante, accostatosi ai Ghibellini, sebbene non mai Ghibellino pretto; e in Arezzo stavasi preparando la guerra. Incitato dal Papa, il podestà ne li scaccia; ond’eglino si ritraggono in Forlì, dove aveva potere il ghibellino Scarpetta degli Ordelaffi, capitano degli esuli e di una gran lega stretta da molte città romagnuole. Con quattromila fanti e settecento cavalli incorrono in quel di Firenze: ma vanno respinti. Vennero da Verona soccorsi impetrati da Dante, che v’andò ambasciatore a Bartolommeo della Scala.

A Bonifazio succede Benedetto XI, che a pacificare Firenze manda il cardinale di Prato. Questi ebbe con Dante e col padre del Petrarca, come principali dei fuorusciti, un colloquio. Ma perchè la mediazione fu mal gradita da’ Neri, altri tumulti nella città, nuovi esilii.

Nel 1304 lo troviamo in Toscana de’ dodici consiglieri di parte sua, macchinante la guerra; troviamo sottoscritto il suo nome tra’ fuorusciti che guarentiscono agli Ubaldini rifacimento di danni nell’impresa che stava per farsi contro il Castello di Monte Accianico. Ed ecco i Bianchi, rafforzati (mentre che pendevano i trattati del papa mediatore procurati in Roma), dissuadente il Poeta, dopo breve indugio ma funesto, entran di nuovo nella contesa città; ma, non