Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/347

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CANTO XVIII. 211 44. 1)1 quella sozza scapigliata fante Che là si graffia con l'unghie merdose, Ed or s'accoscia, e ora è in piede stante, 45. Taida è, la puttana che rispose Al drudo suo, quando disse: « Ho io grazie Grandi àppo te? - Anzi maravigliose. » E quinci sien le nostre viste sazie. — come le pupille delV imagine del co- lore. Altrove : Il sapere e assimila' zione alla cosa saputa. - L' oggetto conosciuto ènelcono<icente. Così s'il- lustra quello del XXlll dell'Infer- no: S'io foisi d' impiombato vetro, V imagine di fuor tua non trarrei Fiii tosto a me che quella d'entro im- petro. 44. (L) Fante : donna vile. (SL) Fante. Par?., XI : E salto in Campagnalico ogìii fante. Ario- sto XXIll : A farsi moglie d'un po- vero fante. — Unghie. Altro segno di dolore. .En., IV : Unguibus orasoror toedans et pectora pugnis. (F) Scapigliata. Per contrappo- sto ai meretricii ornamenti. — Or, Atti d' inquieta e di sfacciata. 45. (L) Ho ? mi sei tu grata ? — Sazie: s'ò visto assai. (F) Taida. Non la Greca famosa, ma laide dell'Eunuco di Terenzio. Trasone in Terenzio domanda al lu- singhiero Gnatone : Magnas vero gra- ttai agere Thais mihi? E Gnatone: Ingentes. - Ain tu lacta eit ? - Non tam ipso quidamdono, quamabs te datura esse. Forse Dante avrà inteso che le lusinghe venissero da Taide, e Gnatone le riferisse ; e ponendo lei neir Inferno, avrà voluto indicare che adulazione è vizio meretrìcio. — Sazie. Eccl.,il, 8 : Non saturatur ocu- lU3 ViSU. -o^gg^^o Nella prima bolgia un antico e un moderno, Caccianemico e Giasone ; nella seconda un moderno e un an- tico, Alessio e Talde : i moderni due gentiluomini ; gli antichi un princi- pe e una meretrice. Il canto é del genere comico ; né Dante intendeva comporre epopea : e del resto son cose che rasentano il comico in Vir- gilio stesso e in Omero. Chi seduce per sé, echi seduce per altri, la donna debole, é messo nella medesima pena, perchè nel soddi- sfare alle basse voglie proprie è viltà, né si può senza viltà, forse peggiore che quella del corruttore prezzolato (perchè più perfida), simulare l'af- fetto, e quella riverenza che è indi, visibile dall'amore, e che più dell'af- fetto inganna e tradisce le misere donne. Poi il prezzolato non ha In animo di tradire ; e può essere dalla miseria e dall'abiettezza sua e dall'e- sempio e dalle tentazioni de' ricchi tratto al mestiere ; dove coloro che si danno vanto di gentili, dal vanti loro stessi e dalla educazione avuta dovrebbero apprendere pudore e ri- tegno. Finalmente, chi seduce per sé , può usare a questo fine le arti medesime di chi seduce per riscuo- tere lucro : onde le carezze finte , e fin le affettate, diconsi lenocinli. Quindi nuova ragione del mettere seduttori e adulatori in due prossi- me bolge ; e gli adtilatori^ più sotto, perchè spesso più vili. La descrizione delle bolge e del passaggio dall'una all'altra, difficile a farsi in parole. -è tanto più mae- strevole che concisa. Un facitore di Romanzo storico ci spendeva una mezza dozzina di pagine : descriven- do, non dipingeva. Qui è architettura e scultura.