Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/349

Da Wikisource.

CANTO xviir. 213 Avrà Dante letto in Agostino: jEtP^rnis fcetoribus deputent suffocan- dos ; e in Gregorio d» : Era %tn ponte sotto il quale un fiume nero e caliginoso scorreva, esalando nebbia di puzzo. E Gregorio stesso (2) : Peccata a mentis ntstrae utero tanquam excrementa faetida ege.run- tur. — Tommaso (3) : Ea quae sunt fcetida despiciuntur quasi vilia. Ne' Profeti troviamo : Posò nelU prop rie fecce (4^. Defìxos in fceci- bus suis (DI. Gloria ejus stercus et ver mis (>). Omnis mulier... forni- carla, quasi stercus in via conculcabitur i7). Putredo inossibus ejus, quoe confusione res dignas gerit (8). Qui nntriebantur in croceis, am- plexati sunt stercora '9). Sarebbe facile , colle concordanze della Bib- bia alla mano, moltiplicare siffatte citazioni; ma basti rammentare: de stercore erigens pauperem, ut collocet eum cum principibus (10). Il Poeta della Nuova Eloisa (mi si perdonni il nominare qui lei) dice a tutta lode di Dante, eh' egli significa le cose coi loro propril nomi. 11 Menzini, men poeta di Giangiacopo, osa affermare: che Dante ebbe la cura sol cIpI concetto e sprezzò l'esterno ornamento. Ma (in nella pittura di cose orribili e sconcie, il Filosofo mal grazioso, come Gio- van Villani lo chiama, è più accurato ed elegante scrittore che non sia il satirico del Pont'^ alle Grazie. E in compenso delle sconcezze e orribilità che U'^l poema di lui , co.ne in quello della natura, fanno per il contrappo-iio ri-;altare viemeglo le alte cose e gentili, in com- penso avete, ove il luo-co e il tempo ricliiegga , ricchezza di forme terse e trasparenti, d'auro e di lìori, di gemme e di stelle, di melo- die e di sereni. (1) Dial. IV, 36. (2) Mor, XXXI, 13. (3) Som., t, -2, 102. Non tanto a di- scolpa di Dante, quanto per dare a co- noscere l' indole de' tempi meno schiz- zinosa, ma ajtpunlo per questo più ve- reconda insieme e più dìgiiitosu si nel' V anifno e sì nel linguaggio , noteremo che nella Somma la similitudine tolta dall' orina dell' ammalato cade più d' una volta. CO Jereni, XLVIII, II. (ò) Sophon, I. 12. (6) Machab , I, 11^ 62. (7) Eccli., IX, 10. (8) Prov, XII,4. (9) Jer. Thr., IV, 5. (10) Ps. CXII.