Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/395

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CANTO XXII. ca, ritrae il proprio de' barattieri u di tutti 1 frodolenti e 1 cattivi, che dopo collegatisi per nuocere altrui, s'azzulTano poi tra sé, e 1' uu sull'altro si vendicano del tristo esito dell'arti loro. Della quale zuffa la ragione filosofica è in questo della Somma: La concordia de' de- mouii, per cui taluni ubbidiscono agli altri, non viene da effetto che abbiano tra sé, ma da comune nequizia che li fa odiare gli uomini^ e ripugnando, adempire la giustizia di Dio. Perchè proprio è de' cat- tivi, che si congiungano e si sottoìncttano ad altri cattivi per mettere ad effetto la malizia propria^ quando li veggano più potenti di for- ze (!'. Belle in questi due Canti le molte similitudini. Sembra quasi che dopo sfoggiata nel ventesimo erudizione profana, o nel diciannovesimo dottrina sacra e poetico sdegno, in questi due voglia riposare la pro- pria mente e de' lettori con imagini più rimesse. All' aridità del secondo Canto abbiamo vedute succedere le bellezze del terzo, e alle enumerazioni del quarto la pietosa poesia del se- guente; e alla disputa sulla Fortuna, il furor dell'Argenti; e a que- sto la venuta dell'Angelo, e le scene del Farinata e dei Cavalcanti: e dopo la scolastica precisione del Canto XI e le enumerazioni del Xil, il Canto de' suicidi ; e dopo la descrizione de' lìumi d'Inferno, la scena con Brunetto e co' tre Fiorentini ; e innanzi alla tromba che suona pe' simoniaci, la faceta rappresentazione di Venedico, d'Alessio e di laide. Varietà mirabile s^ pensala ; se Inavvertita , più mirabile ancora. (I) 1,1, 109.