Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/470

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834 INPERNO altrui ; e da questo dispregio é misurata l' intrinseca gravità della colpa , ond' ella può esser grave anche quando il male cagionato , o che si risichi di cagionare, per sé sia leggiero. C è scandalo anche quando non ci sia intenzione di sedurre deliberata, ma semplice non- curanza del giovare quanto si dovrebbe e potrebbe ; e e' è scandalo anche quando eiTeito di male non segua, anche quando l'esempio o il consi dio non sia propriamente di male, ma n'abbia sembianza. Que- sto difetto si oppone non solo alla correzione fraterna, come la Somma dice, ma ad ogni dimostrazione di bene che po^sa al bene i fratelli eccitare. Onde il pure sconsigliare altrui dalle cose bielle e generose, gli è un rendersi scandaloso ; e però Cristo a Pietro che tentava stor- narlo dal patire per gli uomini, dice: tu mi sé scandalo (1). E notisi fln nell'origine delle voci l'afnnilà delle idee di scandalo e tentazione: che questa ritiene (2) dalle buone operazioni o pensieri, quello op- pone nella via del bene ostacoli che sorgono a ritenere, e di più, in- ciampi che son cagione a caduta. Ma siccome la tentazione é inevita- bile da qualche parie, e è data all'uomo per prova, cosi è necessario che avvengano scandali (3) per provare i buoni, e perchè , posto il male, inevitabili ne sono certi effetti, che poi diventano e pena e cor- rezione di quello. Ma l'alio pensatore, che dalle obbiezioni che viene movendo, deduce sovente lume a risciiiarare da tutti i lati la verità, sì che, giunto alla line di ciascun breve articolo , il lettore si trova avere la que- stione svolta in tutti gli aspetti, e le apparenti contrarietà conciliate, e avere nel pensiero il germe d'un ampio e intero trattato ; Tommaso soggiunge che lo sdegno generoso del male non è scandalo, ma me- rito e occasione di merito; afferma con Girolamo che chi si scanda- lizza è pusillo, che i maturi non patiscono dello scandalo (4) ; da ul- timo insegna che gli esempii del bene difficile e nuovo, quand' anco turbino i tìacchi di mente e di cuore, non sono da reputare però scan- dalosi (5i. Altra dottrina di temperanza sapiente si è quella dove, della di- scordia ragionando, dice: la volontà dell'uomo contraria a Dio è una regola perversa dalla quale è buono discordare. Dunque il togliere la concordia nel bene è grave colpa: ma cagionare discordia per la qual tolgasi la concordia nel male, è lodevole cosa (6). Altra sentenza fecondissima e di pensieri e d'atti virtuosi e di ci- vili utilità, è la seguente: la concordia è effetto di carità, e V unione de' voleri, non delle opinioni. Perché, guai se gli uomini per andare d'accordo aspellassero d'avere opinioni conformi in tutte le cose ed in ciascheduna. Discordia, segue, é figlia di superbia; e per essa V uomo prepone le cose proprie alle alt mi ; e per attaccarsi a quelle, dagli altri s' allontana. Cosi , discordia che è divisione di voleri, di- vide anco esteriormente gli uomini; e però viene nell'inferno di Dante punita con divisione e laceramento e mulilazione delle membra. (1) Matlh.> XVI, 23. mo contro la caduta, anziché indurlo a (2) Tento da tcneo. rovina. (3) Matth.^ XVllI, 7. (G) Som., i, 2, 39; e reca l'esempio (4) Uier. in Mail., XVIII. Ps.CXVIII, di Paolo che mette alle prese Sadducei ÌQb: Paxmuliaditigentibuslcgiimtuani, con Farisei, perchè ciò giovava a ben et non est illis scandatum. più alti suoi fini. Ma questa non è pro- (.5) Som., l. e: Non dispone di per j)riamente discordia; è un meltcre in sé a spirituale rovina se non cosa a cui chiaro, acciocché gli uomini se ucrav- tnanca rettitudine. Perchè ciò che è in veggano, le assurde e ree diffi-riMire. in sé perfettamente retto munisce l' uo-