Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/482

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346 KS'FERNO 'l ben dello intelletto (1): e tra i peccali di frode, men gravi quelli che la lamio servire al senso, come de' mezzani e degli adulatori; poi quelli che al lucro, o all'onore bugiardo, come i simoniaci, i maghi e indovini, i barallieri e gl'ipocriti. E sebbene il Poeta intendesse dottrinalmente la gravità della simonia, e per trista esperienza nella vita propria e della sua patria sentisse i gravi elTetti di quella; ciò nondimeno egli c.tlloca i sinìoniaci men basso de' maghi e de' barat- tieri : la quale distribuzione se, segnatamente in quel che spetta alla baratteria, non è delle più teologiche, dimostra almeno, come que- st'anima fosse in certo modo spassionala nella passione stessa, e co- me i mali portali a tutta la società civile gli paressero in certa guisa più rei che i portali alla società della Chiesa, forse per questo che la società civile abbraccia maggior numero d'uomini e di casi; che il barattiere può, se gli torna, usare simonia; ma non ogni simoniaco ha faccia e coscienza di barattiere; e che finalmente iTminisiero ci- vile è anch'esso una forma di sacerdozio, siccome ne' primi tempi dcl- l'umaniià appariva più chiaro. Dopo gl'ipocriti vengono i ladri, non solo perché la loro cupidigia tende a cosa più vile, ma perche in quel ])eccato è doppia falsila, cioè nel tenere per bene desiderabile cosa materiale e cosa altrui, poi ncirado[)rare al possesso di quella più acuti e più miseri ingegni di frode. Più sotto de' ladri, i macchinatori di tristi consigli , e i seminatori di discordie e di scandali , perchè questi mali portano maggiore abuso della mente e della volontà, e però offendono il vero più intimamente. Ora vengono coloro che fal- sificarono la materia corporea o le proprie persone o 1 segni del- l'umano eommercio o la stessa verità con mendaci testimonianze. Pri- mo e più leggero il falsare con alchimia melalli non coniali, poi com- mettere falso in alti privali o pubblici; poi falsar la moneta, che è un rompere i vincoli sociali, e un moltiplicare i danni per quanti sono i pezzi di metallo alterati; poi, più grave di tutte, falsar la parola, che é la moneta preziosissima e sacra al consorzio degli spiriti e al loro alimento. Or, quantunque il i)eccato qualsiasi ne' libri sacri sia detto falsità o menzogna, e le virtuose opere, verità (2); pure la men- zogna è al vero offesa più speciale, sia in parola, sia iii opera (3j. E nella falsa testimonianza Tommaso comprende non le calunnie sol- tanto , ma le detrazioni altresì e le bestemmie; e lei fa direttamente opposta a giustizia (4). Non lutti gli alchimisti vuol Dante puniti, ma soli i falsarli. Lo diiiio- stra a lungo l'Anonimo, e reca un passo di s. Tommaso, che, tradotto alla lettera, suona così: Se l'oro e l'argento, dagli alchiniisli fallo, non è della vera specie dell' oro e dell'argento, gli è frode e vendita ingiusta; mass-mamenle cìlc c'è alcuni usi dell' oro e dell' argento ve- ro , secondo la naturale loro efficacia, i qucili non si convengono al- l'oro per alchimia sofisticalo; come la proprietà ch'egli lui di ralle- grare, e giova contro certe infermità a medicina. Innoltrc , più frc- cjuentemente si può porre in opera, e piii lungamente rimane nella stia purità, l'oro vero che l'oro sofisticato. Ma se per alchimia si fa- cesse il vero oro, non sarebbe illecito venderlo come vero; perchè nulla vieta all'arte servirsi di certe naturali cause a produrre naturali ef- fetti e veri; siccome dice Agostino (3). Questo passo della Somma è anche comentalo da Pietro; e' dimostra come gli anlichi, senza sapere la ragione e il modo, per istinto, o piuttosto per tradizione di l'alti sparsi collegati con induzioni ardito, presentissero che la scienza e (1) I.if., Ili, t. G. (4) Som,, 2, 2, 122; 2, 2, 118. (2) Som., 1. i7. (5) De Tri»., 111. Som,, 2, 2, 77. (3) Som., 2, 2, ilo.