Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/485

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CANTO XXIX. 349 Hic non frugilegas adspeximus agmine longo Grande onus exiguo formicas ore gerentes .... Dum nnmerum miror ; Totidenij pater optimej dixi^ Tu mihi da civcs: et inania moenia reple (1). Nella fine del presente il Poeta ferisce , con la guelfa Slena (2) , qua' Francesi che a' guelfi toscani soccorsero, egli sempre severo ai Francesi, e sperante in Alberto e in Arrigo e ne'Vicarii loro. La gente vana rammenta quel di Virgilio; Vane LiQUS,frustraqne animis elate superbis, Nequicquam patrias tentasti lubricus nrtes (3); severo giu- dizio temperato dall'altro: Assuetumque malo Ligurem. (4). E silTatti giudizìi storici delle genti italiane avrei Dante in Virgilio notati ; né sfuggitogli quell'altro, a pensare tremendo: numqunm dolituri , o semper inertes Tyrrheni! (5). Chi ne' poeti cercasse le memorie sto- riche e i vaticinli, e sapesse discernervell, riconoscerebbe che quanto il poeta è più grande, tant' è più storico e vate. (i) Le gonfi antìcho... St rìaloràr di (o) .En., XI. seme di formiche (Ivi, t. 21-22). (4) Georg., II. (2) Della Senese instabilità. Dino 11, ( 5) Mn , XI, pag. 140.