Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/528

Da Wikisource.

392 INPERNO 13. Quand' io fui desto, innanzi la dimane, Pianger sentii fra '1 sonno i miei figliuoli Ch'eran con meco, e dimandar del pane. 14. Ben se' crudel se tu già non ti duoli Pensando ciò eh' al mio cuor s' annunziava. E se non piangi, di che pianger suoli? 15. Già eran desti ; e l' ora s' appressava Che '1 cibo ne solea essere addotto ; E, per suo sogno, ciascun dubitava. " 16. Ed io sentii chiavar 1' uscio di sotto Air orribile torre. Ond' io guardai Nel viso a' mie' figliuoi, senza far motto. 17. P non piangeva: sì dentro impietrai. Piangevan elli : ed Anselmuccio mio Disse : « Tu guardi sì ! Padre, che hai ? » 18. Però non lagrima!, nò rispos' io Tutto quel giorno, né la notte appresso; Infìn che l'altro sol nel mondo uscio. 19. Com' un poco di raggio si fu messo Nel doloroso carcere, ed io scorsi Per quattro visi il mio aspetto stesso; 20. Ambo le njani per dolor mi morsi. Ed ei, pensando eh' i' '1 fessi per voglia Di manicar, di subito leverai, 13. (L) Tau'inzi: all'albi. 17. (L) Impietrai; divenni come ple- (F) Pane J ^r. Ttir., IV, 4: Par- tra. — Anselmuccio' uq nipote. — Sì; vuli p^ikrunt panern, et non erat cosi. qui franqeret et< (SL) Anselinnccio St. Pìs.; Mu- 14. (>L) Pungi Pai potente del rat., »er. It., 1, XXIV, 655. viri^riliano: Qui^ talii (andò... Tem- (P) Dentro ({►^s:. , I. XXV, 37 : peret, alaci y >iii? {Ma , ii). Emortiiii'u eU cor ejìu intrin<ecxis, 15 (I.) A^hoUq; recaio. — Suo: amo et fnctu^ e>t quasi lapii. gli altri sogn.n.no pane. 19. (Li A petto: simili a me e pfr (SL) Addotto Gk». Vili.; Adda- saiij];ue e m-^t f^me. cea hi vionn "1 alVoite. "20 (L) M nicar: mangiar. — Le- 16. Li Ch'aiuir: miglilo iarf-». vórd: si lev-HiuMo. {^\j) Chia-a>' Purg., VlILterz. (SL' M mirar. Qnesta vece è tilt. , e in Kiii. iiiur'iano — IJ-cio \ con'lafuiatji et, tue plt-tipa IìoT' riiiiia qu«l die Dare , <M^no nel jtiano di nella Volgare P^lrqneny.a. Septio non sopra. —Guardai. S'accorse che erasi uni'-o cìjo il poema è scrino in vol- delilìeralo farli morire di fame. t.'ar fiorentino.