Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/541

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CANTO XXXIV. 405 3. Veder mi parve un tal dificio allotta. Poi, per io vento, mi ristrinsi retro Al duca mio ; che non v' era altra grotta. 4. Già era (e con paura il metto in metro) Là dove l'Ombre tutte eran coverte, E trasparean, come festuca in vetro. 5. Altre stanno a giacere altre stanno erte : Quella col capo, e quella con le pjante; Altra, com' arco, il volto a' piedi inverte. 6. Quando noi fummo fatti tanto avante. Che al mio maestro piacque di mostrarmi La creatura eh' ebbe il bel sembiante ; 7. D' innanzi mi si tolse, e fé' restarmi ; — Ecco Dite, dicendo, ed ecco il loco Ove convien che di fortezza t'armi. — 8. Com' i' divenni allor gelato e fioco. Noi dimandar, lettor; ch'i' non lo scrivo. Però eh' ogni parlar sarebbe poco. 9. r non morii, e non rimasi vivo. Pensa oramai per te, s' hai fior d' ingegno Qual io divenni, d' uno e d' altro privo. 3. (L) Dificio: edifiz'O, raacrhina. deliciis paradisi Dei fuisti; omnis — AUotia: allora. —Groll-j^: s:0/;li lapis prelìonn operiiuenUiiii tuiim. come las^ù. Hier Lunjb^ino (i.b II e. 6t d'Cn die (SL) Dipelo Per macchina bel- in cielo non era maggior di Lunl- lica. Dino, 9l; V'II., IX, Mi. Per f^ro. Gree. H m : Il pnrno ungeh macchini \ìv e ejifizio a^-' <l aleito che peccò trascert'ec'i In chuiezza di Tremo. — Grotta. Inf., XXI, ter- tìi tuUe If srhieie oegli avyfh. Zina 37. 7. (L) Fé': un fete f rnmre. 4. iL> Mdro: verso. — Tutte: il (^L' Dite. Nuiiif^ di Fiutone da corpo laiio. — C'j^Jyer /e dal gelo. — Virgilio u^^iu più volle. AZn , VI: Festuca: fagliuiuta che rimane ien- Dttis nuigni. Ufi Gentile non ha, se- iro a vetro Siffnio. ron-'o D me, a cui mar'o Lui jfero. (SL) Pxura. Ma., Il: Horre- — Con -ien Mn., VI: Nnnc anin.is SCO ref eretti opus Mnea, nnnc pectore firmo. (F. Tutte. Più grave è il de- luf., IH. lilto. p ù grave la pena. Nel Con- (V) Armi Is. ,Ll, 9: Induere vlvio (n numera parte delle rejià fortituimem 0\f bìf i.f X ili : Seque del suo l'tfeno ouniie '"«sì: Ingiù- armai ei imirnit ira. stizia [Ingiuria l'tf . Xh; .riccone 9 (L) P ico: i>ò vìvo né mr>rio. tradì me uto . ingrantudme, fatsUa, {[^) Pensa. Provava lo spasimo furto, rapina, inganno. df'Ua (JissolU^lone n tutta Ih forza 5. (L» Erte.' miri. della viialna. Si noti la gradazione (SL- Erte Par , IH: Leoai lo delia p^ura ne'C^nii I,ll HI, Vili, capo, a profferer, più erto. IX. Xlll. XVII. XXI, XXUI, XXXI, 6. (L) La : Luntero, l forti non temono «Il confessare (F) Bel, Ezech.,XXV[H,l3 :7n paura: i paurosi si gridano sempre forti.