Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/68

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DANTE E IL PETRAECA. Là dove l'acque spumavano, una scorsa di fiamma sotter- ranea fa balzar le montagne; e rimangono Je conchiglie fra le alte rupi; e da vulcani novelli scorro nel mare la lava; le isole più e più si dilatano e si congiungono alla terra lontana; i massi ignudi si vestono di musco, di macchia, di grande foresta. Similmente dall'anima agitata le passioni prorompono: e la rovinosa forza è pur tuttavia creatrice, che porta in alto il vero latente ; e poi, freddato il primo impeto, le rovine, per tenetizio del tempo e per la fatica- dell'uomo, s'ingentiliscono di coltura fruttuosa. Per simil modo altresì, dal dolore e dall'amore violento si generano a poco a poco i grandi concetti e le imagini belle: come ri- pide alture seminate di fiori, come prospetti da' quali lo sguardo domina gran tratto di cielo, e vagheggia tra' 1 ver- de il raggio d'oro, e s'insinua tra valli amene, guidato dalla lucida striscia delle acque correnti. Sui colli Euganei non a caso vennero a riposare le stan- che ossa del fiorentino che amò di doloroso amoro Laura e l'Italia. Nulla è caso nel mondo: ma nella vita degli uo- mini singolari appariscono in singolar modo distinte le ca- gioni e gli effetti delle vicende che j)aiono essere abbando- nate alla fortuna cieca. Nella regione euganea memorie diverse di diversa età dovevano lasciare vestigi, da Fe- tonte al Foscolo, da Antenore a Napoleone. Padova e Ro- ma e Firenze erano, secondo la favola, colonie di Troja: gli Euganei e gli Etruschi erano forse davvero il sangue medesimo. Nelle medesime mura dovevano a breve inter- vallo di tempo trovarsi due esuli fiorentini del cui verso l'Italia più s'onora: Dante, sospirando amaramente alla ])atria perduta; il Petrarca, freddamente gli inviti di lei ri- fiutando. Certo che in tutta Toscana non facilmente potevasi tro- vare ricetto più ameno di Arquà. Ugo Foscolo, che in un